Nel 2011 fu pubblicato il “Piano Comunale Per la Raccolta Differenziata Integrata a mezzo Isole Ecologiche”, dove è descritto minuziosamente ogni particolare sul tipo di servizio, sui criteri, la metodologia, la disinfezione e la pulizia quotidiana delle stesse e quanto altro.
D’altro canto, pochi giorni fa, sul sito del Comune l’Assessore ai Rifiuti Quirino pubblicava: “Ben venga Salvatore-Quirino

l’azione ispettiva dell’Arpac alle isole ecologiche di Torre del Greco. L’agenzia regionale per l’ambiente potrà verificare che le stesse vengono disinfettate ogni giorno dalla ditta incaricata della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, come del resto prevede lo specifico capitolato d’appalto”. Ciò non può che confortare gli abitanti della nostra città, a cui sicuramente verranno resi noti i risultati dei suddetti accertamenti. Di sicuro gestire lo smaltimento dei rifiuti urbani in un territorio popoloso ed esteso come il nostro è davvero un’impresa ardua, e se l’amministrazione comunale riesce a farlo in sicurezza e senza danni al”uomo e all’ambiente, tanto di cappello. Le isole ecologiche potrebbero essere una soluzione accettabile, anche se Paul Connett, scienziato statunitense, professore di chimica e tossicologia presso la St. Lawrence University, attivista ambientale tra i fondatori della strategia Rifiuti Zero, visitando la nostra città un paio di anni or sono, espresse delle perplessità sulle isole ecologiche. Esiste tuttavia un aspetto che è sotto gli occhi, anzi, sotto “gli orecchi” di tutti, ma che sembrerebbe non essere citato nè menzionato: l’inquinamento acustico che deriva dall’attività degli autocompattatori, spesso operanti per ore a notte fonda. Chiunque risieda a ridosso delle isole sa cosa si intende.

Ora, nell’Allegato I del Decreto 8 aprile 2008 si legge: “Il centro di raccolta deve essere allestito nel rispetto di tutte le norme vigenti in materia di salute dell’uomo e dell’ambiente…Le operazioni ivi eseguite non devono creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la fauna e la flora, o inconvenienti da rumori ed odori nè danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse”. Quindi il rumore è giustamente preso in esame insieme a tutti gli altri parametri. In effetti, così come si parla di ciclo dei rifiuti si dovrebbe parlare di ciclo del rumore, intendendo con ciò un percorso del rumore dal suo generarsi, al suo sommarsi con altri rumori ambientali fino al suo esito finale che arriva a determinare danni ambientali gravissimi ed attacchi all’equilibrio psico-fisico delle persone. Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), nell’Unione Europea nove cittadini su dieci sono esposti a rumori superiori ai 65 decibel (dB), un livello questo che disturba il sonno e il riposo. In Italia, il 45% degli abitanti deve sopportare quotidianamente un livello di inquinamento acustico compreso tra i 70 e i 75 decibel, che mette a rischio l’udito, l’apparato cardio-circolatorio e aumenta il rischio di infarto. Recenti studi confermano inoltre i danni causati dall’inquinamento acustico al sistema immunitario e ormonale. Insomma, ammesso che gli effetti collaterali da isola ecologica siano minimi su altri fronti, che dire della notevole fonte di inquinamento acustico da camion compattatori? Forse sarebbe il caso di regolamentarne quanto meno gli orari? Forse si…Certo l’inquinamento acustico non deriva solo dalle isole ecologiche, nè Torre del Greco è l’unica città a patirne i danni. Ma ricordiamoci che esiste una Legge Quadro sull’inquinamento Acustico n.447 del 1995 e sarebbe bene rispettarla.
Marika Galloro