La vita quotidiana della popolazione comune, composta da schiavi, liberti, artigiani e lavoratori di varia categoria, quella Pompei spesso silenziosa nelle fonti antiche, è in primo piano nella mostra “L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio” in programma fino al 15 dicembre 2024 alla Palestra grande degli scavi.

“L’altra Pompei” rappresenta quell’80% della popolazione meno abbiente che abitava la città.

Il racconto delle vite comuni di questa maggioranza vuole restituire loro memoria e dignità storica, contribuendo a completare l’immagine della vita dell’epoca, integrando libri storici e guide della città antica che non sempre vanno oltre le ricche dimore dai raffinati arredi e decorazioni.



La maggior parte di questa popolazione abitava in case formate da pochi ambienti e solo una ristretta fascia sociale viveva nelle case ad atrio.

Questa miriade di spazi anonimi e di persone sconosciute costituisce il tessuto urbano e sociale dell’antica Pompei, che la mostra intende esplorare attraverso un itinerario in cui il pubblico potrà ammirare le ricostruzioni quasi complete di alcuni di questi spazi abitativi che sono stati teatro di vita reale.

Alcune delle più recenti scoperte hanno infatti restituito straordinari contesti quotidiani che vengono riproposti come fulcro del percorso espositivo e che arricchiscono ulteriormente questo racconto.

“La mostra racconta una bellezza diversa da quella abituale, classica e marmorea, e propone invece l’estetica della vita quotidiana, degli oggetti e delle immagini che circondavano la gente comune e che abbiamo cercato di valorizzare con un allestimento molto originale, a cura dell’architetto Vincenzo De Luce – sottolinea il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel -.

Ma racconta anche l’umiltà, la povertà e la schiavitù, aspetti che ci aiutano a capire perché a quell’epoca molte persone cercavano nuove risposte e prospettive, una situazione che in ultima analisi ha portato all’eredità più importante e durativa del mondo classico, il cristianesimo.

Comprendiamo la forza di una nuova luce esplorando gli angoli più bui dell’antico”.

La mostra snoda il suo racconto attraverso un allestimento dominato dai colori intensi, influenzato dai temi affrontati, legati agli individui spesse volte destinati all’oblio della storia le cui vite precarie si consumavano in stanze anguste e poco illuminate.

Attraverso sette sezioni, circa trecento reperti e tre installazioni multimediali, il percorso espositivo consente di seguire idealmente il corso dell’esistenza di coloro che appartenevano a questa popolazione, dalla nascita fino alla morte indagandone le attività quotidiane, l’alimentazione, i rapporti personali, i costumi e gli svaghi, ma anche il rapporto con il mondo esterno e con la fede religiosa e l’aldilà.

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