Pensieri liberi. Qualche mese fa litigai – garbatamente e solo a parole, ovviamente! – con uno sconosciuto su Facebook. Il mio occasionale interlocutore sosteneva, con un piglio e una determinazione, forse, degni di una miglior causa, che andava immediatamente rimossa dalla Ferrovia la statua di Garibaldi. Per quale motivo? vi starete chiedendo.

Ebbene, il tizio era convinto che il Peppino Nazionale fosse il maggior responsabile dell’Unità d’Italia, evento che – secondo le ricostruzioni storiche più moderne ed accreditate – è alla base dell’attuale declino, dell’evidente degrado di tutto il nostro Meridione.

Fondamentalmente, condivido la suddetta impostazione, e per questo concordai con l’analisi storica del denigratore di Garibaldi. Mi permisi solo di obiettare proprio sul personaggio: ero e sono convinto che don Peppino, molti sono gli storici che l’affermano, sia stato soltanto una ‘pedina’ nelle mani di ben altri ‘figuri’ (il conte di Cavour, in primis) che avevano ben chiaro nella mente il piano che avrebbe condotto all’unità, con tutte le conseguenze – nefaste per il Sud e trionfali per i “nordisti” – che ne sarebbero scaturite. Garibaldi era “più cuore che cervello”, era un istintivo, uno che con la politica aveva scarsa dimestichezza, sostenevo. Come si poteva giudicare altrimenti uno che se n’era andato in quasi tutto il pianeta (ricordiamolo: è stato osannato come l’Eroe dei due Mondi!) a combattere, rischiando la vita, dovunque gli capitasse? Nulla da fare! Le mie argomentazioni non scalfivano le convinzioni dell’altro: Garibaldi era colpevole e di lui andava cancellato ogni ricordo, cominciando con l’abbattimento della statua alla Ferrovia! E va bene, quando uno insiste…



Ma come mai m’è ritornato alla mente questo “fatterello”? E’ semplice. Sul quotidiano più diffuso in Campania, ho letto che la piazza principale della cittadina – San Giorgio a Cremano – nella quale, da tantissimi anni ho messo le radici (spero vivamente di restarvi per molto tempo ancora!), da ieri, non si chiama più “Piazza Vittorio Emanuele II”, ma “Piazza Carlo di Borbone”, primo re delle Due Sicilie.

Non ritorno sulla polemica storica, sui Savoia e sulle loro responsabilità; sono, però, fermamente convinto che ognuno di noi (facciamo un’eccezione per i “santi”, anche se non per tutti?) abbia il proprio “scheletro nell’armadio”… Volete che il re Borbone non si sia macchiato di qualche ‘peccatuccio’, del quale dovrebbe rendere conto alla Nemesi Storica? Pensando, poi, ai due personaggi, m’è venuta, spontanea, questa considerazione. Vittorio Emanuele stava in quella piazza da una vita. Suoi buoni compagni, la Via Umberto I (un parente!) e Via Roma (la capitale del suo Regno), Non è che il ‘povero’ re Carlo si sentirà un tantino isolato, un po’ come un pesce fuor d’acqua – per “vicinanze sconosciute” e per periodo storico – nel suo nuovo contesto?
Lasciamo da parte gli scherzi, e torniamo seri… Credo sia giunto il momento di rompere il legame tra storia e toponomastica… Basta con i cambiamenti dei nomi di strade e piazze ad ogni mutazione di direzione dei venti della politica!

Propongo una rivoluzione, con diverse alternative. Esplicitiamo la prima proposta. Vi piacerebbe chiamare le vie e le piazze, tutte, con i nomi dei fiori o di qualche albero particolare? Ci pensate… Viale delle Rose, Via delle Orchidee, Piazza dei Platani, e così di seguito… Naturalmente, gli abitanti dei suddetti luoghi avrebbero anche l’obbligo dell’addobbo floreale “ad hoc” a loro carico, rispettando l’intitolazione della loro residenza. E’ superfluo aggiungere che sono da scartare apriori, per evidenti ragioni scaramantiche, strade e piazze intitolate ai cipressi, ai salici piangenti, ai crisantemi…

Non vi convince la soluzione floreale? Niente paura, ve l’ho detto che ho più proposte… Ecco, quest’altra che sto per riportare sul mio computer, mi piace… Sì, mi piace proprio un sacco… Tutte le strade, i corsi, le piazze, i vicoli, i ‘larghi’, gli ‘stretti’, con il nome di grandi artisti, cantanti, attori del cinema, del teatro o anche ‘campionissimi’ dello sport. Ne sono certo: basterebbe, rientrando a casa la sera, o al mattino prima di recarsi al lavoro, dare uno sguardo alla targa, ad esempio, di via De Curtis (in arte Totò), o di Via De Filippo (Peppino o Eduardo, fa lo stesso!) o di Via Alberto Sordi, per lasciarsi andare ad un sorriso, per sentirsi pervasi dall’allegria solo ripensando a qualche immortale ‘gag’ di questi ‘giganti’ del mondo dello spettacolo!
Ad un certo punto si vorrà cambiare il nome, per esempio, ad una strada? Via Celentano in Via Gianni Morandi? La modifica toponomastica non costituirà sicuramente un problema: non ci sarà bisogno di nessuna revisione storica, non nasceranno polemiche di alcun genere tra i fautori della proposta ed i suoi ‘affossatori’, come accade oggi nel momento in cui si decide di cancellare dalla targhetta il nome di un re, per incidervi sopra, a caratteri cubitali, quello di un altro monarca!
P.S. Sono rientrato dalle vacanze con addosso un’inattesa, inspiegabile carica positiva… Saranno stati ‘distensivi i giorni trascorsi al mare, oppure mi sento euforico perché le ferie sono terminate? Non lo so, e non m’interessa nemmeno saperlo! Per mantenere fede a questa mia voglia di sorridere, di ‘scherzare’ rivolgo a tutti i lettori la seguente domanda: il cavallo della statua di Garibaldi che il tizio di Facebook vorrebbe abbattere, guarda verso la stazione ferroviaria o nella direzione opposta, verso il Rettifilo?
Ernesto Pucciarelli