Il pensionato torrese ha tradotto e riscritto il testo manzoniano in lingua napoletana e offerto in beneficenza il ricavato
Poche volte ci si trova di fronte ad un’idea geniale, unica e bizzarra allo stesso tempo. E questo è uno di quei casi in cui l’originalità la fa da padrona indiscussa: “Chella parte d’ ‘o Lago ‘e Como, che guarda verso ‘o Sud, nmiezo a ddoje fil’ ‘e muntagne, tutte fatte a cimme gorfe…”. Non è una bufala, nè uno scherzo. E’ l’incipit del Torre-del-Greco-Porto-all_imbrunire

libro “I Promessi Sposi” – o più correttamente “E spuse prommise” – di Luigi Vittorioso, il quale ha avuto la brillante idea di tradurre e riscrivere l’opera di Alessandro Manzoni interamente in napoletano. Vittorioso è un pensionato di Torre del Greco, ha lavorato oltre 40 anni come bancario e, negli anni della pensione, ha lavorato a questa sua opera traducendo e facendo pubblicare il celebre testo manzoniano in dialetto partenopeo. Un’impresa ardua, quella di Luigi Vittorioso, ma svolta con grande dimestichezza e zelo, infatti l’autore è rimasto sempre fedele al testo originale. Nessuna eccedenza di “orpelli” linguistici nella sua opera.

Anzi. Un modo, questo, affinchè la vicenda manzoniana possa essere rivissuta nella sua formulazione napoletana, senza che lo spirito del testo originale venga manomesso o stravolto, soprattutto nei passaggi più delicati. Un lavoro davvero unico ed originale, che consta di ben 650 pagine. La pubblicazione è stata affidata alla Edizioni Scientifiche Artistiche, è stato stampato a spese dell’autore e il ricavato viene devoluto ai Frati Carmelitani Scalzi di Torre del Greco. Un lavoro di spessore culturale e con un fine ammirevole e degno di nota. Oltre al testo, non mancano foto e rappresentazioni. In particolare, il libro è corredato dai disegni realizzati da Michele Fortunato che, con la sua brillante matita, ha raccontato gli episodi della storia manzoniana. Infine, l’idea e la sua realizzazione sfocia in un libro curioso ed interessante allo stesso tempo, che permette di avvicinarsi alla cultura napoletana e alla napoletanità.

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 16 aprile 2014                        Â