Peter si riscuote. Fino a quel momento, ha inseguito con lo sguardo le nuvole che si muovono velocemente in cielo…
E’ un gioco che ama fare da sempre, che aveva iniziato da bambino con Hans: scoprire in quelle molteplici forme che le nuvole assumevano in quel loro mutare senza posa degli ‘oggetti’ reali!
Sì, non c’e dubbio: quello sulla destra, formato dall’intreccio di alcune nuvole basse, è un bel vaso, e ci sono anche i due manici…
E laggiù, quasi sulla linea dell’orizzonte, in quell’enorme massa biancastra, non si sta delineando con chiarezza un elefante con la sua bella proboscide?
Peter avrebbe continuato ancora per molto il suo gioco ma, per caso, il suo sguardo si posa sull’orologio…
Accidenti, mancano appena dieci minuti alle tredici! S’alza di scatto e s’appresta rapidamente ad andare via: ‘nonna Rosa’, così Peter ama chiamare l’anziana locandiera, è di una ‘precisione svizzera’, alle tredici in punto, il piatto in tavola. Per chi tarda, sono guai, il muso lungo così per tutta la giornata!
Ma, un momento… Cos’è quella cosa lucente e lunga che s’è attaccata allo scoglio giù in basso? Un’alga? No, è troppo grossa per essere un’alga… La carcassa di un tubolare di bicicletta? Lo scheletro di un pesce?
Il giovane non sa resistere alla curiosità: con molta cautela, comincia a muovere verso l’estremità della scogliera. Gli scogli sono scivolosi… Sta correndo il rischio di cadere in mare e… di tardare al ‘tutti in tavola’ di nonna Rosa. Questo pensiero gli mette le ali ai piedi: con un solo balzo, salta sullo scoglio e raccoglie quella cosa che vi si era incastrata.
Tanta fatica per nulla, o quasi… Sullo scoglio, c’è quello che è rimasto di un vecchio scialle, che gronda acqua da tutte le parti.
Peter fa per rigettarlo in mare, ma qualcosa lo trattiene dal farlo, come un forza misteriosa che gli paralizza il braccio.
Allora raccoglie quel frammento di scialle, lo strizza quanto più è possibile, e si dirige a passo spedito verso la pensione Azzurra.
Le strade, a quell’ora, sono quasi deserte…Una breve corsa con il motorino, e pochi minuti dopo eccolo già seduto al suo tavolo, in attesa di nonna Rosa.
La donna entra nella sala da pranzo della pensione proprio in quel momento, con un fumante piatto di spaghetti tra le mani. Sorride a Peter, e gli si avvicina premurosa.
Rosa è gentile e affabile con tutti i suoi clienti, ma con Peter lo è ancora di più, almeno questa è la sensazione che prova il giovane…
Sarà perché lo conosce da tanti anni, sin da quando era poco più d’un adolescente, ‘nu bello giuvinotto – così lo definiva Rosa – che di lì a qualche anno avrebbe fatto ‘girare’ la testa a tutte le turiste che approdavano a Sorrento, e non solo a quelle? Già, è sicuramente questo il motivo delle particolari attenzioni di ‘nonna Rosa’ nei suoi confronti…
Mentre, sempre sorridendo, gli sta sistemando davanti il piatto e le posate, l’anziana locandiera s’accorge del frammento di scialle che Peter ha poggiato su di una sedia e che continua a gocciolare.
“E quello, cos’è?” gli domanda incuriosita.
“Non lo so… Sembra uno scialle di lana, ridotto proprio ai minimi termini…” le risponde, mentre addenta avidamente una prima forchettata di spaghetti che ‘navigano’ in un gustoso sugo di frutti di mare.
“Dove l’hai trovato?” gli chiede ancora la donna, che ha preso lo scialle dalla sedia e continua a rigirarselo tra le dita.
“Era incastrato in uno scoglio, a Puolo, nei pressi dei bagni della Regina Giovanna… Sai dove sono, non è vero?”
“Certo che lo so!” risponde, sgarbata Rosa. “Vorresti insegnarlo proprio a me, che si può dire che ci sono nata, su quella scogliera?”
Peter è rimasto allibito. Ha avvertito una sorta di astio, di durezza, nel tono di voce della donna, e non ne capisce il motivo…
Anche Rosa s’è accorta della sua apparentemente inspiegabile reazione. Allora, riprendendo il suo abituale fare cordiale, subito aggiunge: “Quando ho detto che su quella scogliera ci sono nata, non ho esagerato… Pensa che mia madre, me l’ha raccontato almeno un milione di volte, stava proprio a Puolo, quando le sono venute le doglie… Se non l’avessero portata immediatamente a casa, m’avrebbe fatto nascere lì, in mezzo agli scogli… A quei tempi, non s’usava ancora partorire in ospedale, c’erano le mammane…”
“Come hai detto? Le mammane? E chi erano?” le domanda Peter che, incuriosito dal racconto della donna, ha dimenticato il disagio avvertito poco prima.
“Le mammane, nemmeno tantissimi anni fa, erano, come dire… Ecco, una specie di infermiere che si specializzavano nel far nascere i bambini… Levatrici… Sì, in italiano si chiamavano levatrici…” spiega nonna Rosa.
“Ma adesso concentrati su quegli spaghetti…” aggiunge sorridendo. “E’ tutta colpa mia, se si stanno raffreddando e scuocendo… Sono una chiacchierona, una vecchia impicciona…”
Poi, dopo aver fuggevolmente carezzato Peter sui capelli, prende con indifferenza lo scialle dalla sedia e se lo porta via.
Fine secondo capitolo
Sommario:
Capitolo I – Meta di Sorrento
Capitolo II – Lo scialle lucente
Capitolo III – Serena
Capitolo IV – Hans Stainer