E siamo arrivati alla decima di campionato, troppo presto per emettere sentenze, ma abbastanza ‘avanti’ per cominciare a fare delle considerazioni sul campionato che non siano del tutto campate in aria. Anzitutto, s’è confermata la sensazione che quest’anno non ci sia una squadra in grado di dominare in lungo e in largo, come è successo nell’ultimo decennio. La Juve è lì, nelle posizioni di testa, ma non sembra lo “schiacciasassi” irresistibile di sempre. I pareggi di Crotone e di Benevento, ad esempio, nel vincente passato bianconero, sicuramente non ci sarebbero stati. Anche nell’ultimo derby, avversario un “Toro” con le corna spuntate, il successo è arrivato col rotto della cuffia, dopo una partita per larghi tratti inguardabile.

E’ vero, c’ è il Milan, che continua a vincere, apparentemente inarrestabile. Ma, con tutto il rispetto per la squadra di Pioli, capace di imporsi anche senza buona parte dei suoi leaders, i rossoneri non li ritengo in grado di instaurare una ‘dittatura’ simile a quella juventina. Domineranno, invece, per l’intero arco del campionato? Amen, “chapeau” ai meneghini e all’eterno Ibra! Però mi ripeto, è molto probabile che le cose non stiano in questi termini. A ridosso dei ‘cugini’ devoti alla “Madunina”, s’è sistemata l’Inter, la compagine, insieme alla Juventus, più accreditata per la vittoria finale, secondo i pronostici degli esperti.

Qui il discorso si fa più serio; per valore globale dell’organico, i nerazzurri appaiono meglio attrezzati dell’attuale capolista. Ma, con gli stessi punti conquistati sul campo (e con una partita non giocata, che si potrebbe, però, ripetere!) c’è anche il Napoli, questo Napoli che ritengo il più forte di sempre, per l’importanza del suo parco-giocatori. Qualcuno mi dovrebbe spiegare il motivo per il quale agli azzurri sarebbe vietato inserirsi nella lotta-scudetto. Sia ben chiaro: lottare per lo scudetto non equivale a vincerlo necessariamente.



Mai, nella sua storia, gli azzurri sono stati così completi, con soluzioni tattiche e di gioco, a centrocampo e in attacco, molteplici e tutte valide. Non ci sono fuoriclasse, tipo Maradona, Careca, Giordano, Cavani, per intenderci, ma il livello medio dei calciatori è molto elevato. Quest’anno, grazie al lavoro incessante di “Ringhio”, all’impegno dei calciatori e ai sacrifici economici della società, possiamo contare su una squadra in grado d’essere sempre competitiva, in Italia e pure in Europa.

Proprio a voler essere pignoli, cercando il ‘pelo nell’uovo’, è in difesa che, prescindendo dai titolari fissi, non esistono sufficienti alternative, principalmente su quella fascia sinistra, orfana da tempo di un calciatore in grado di fare la differenza, di un Gouhlam dei tempi d’oro, per capirci. Ieri pomeriggio, a Crotone, il Napoli s’è imposto, sull’asse costituito da Insigne, un oramai ritrovato Lozano e da Zielinski, con un largo punteggio, maturato, però, nel secondo tempo, quando i calabresi non hanno opposto più resistenze, anche a causa dell’espulsione di Petriccione.

Ecco, siamo arrivati al “punto dolens” della questione. Anche a Crotone, il Napoli è sceso in campo senza troppa determinazione, senza quella cattiveria agonistica che caratterizza le squadre che “vogliono vincere” perché consapevoli dell’obiettivo che intendono conquistare. Gattuso ha detto, con un’espressione oltremodo colorita, che nessuno deve, nel Napoli e a Napoli, parlare di scudetto. Spero che questa sua affermazione sia solo di ‘facciata’, ma che, all’interno dello spogliatoio, con i suoi giocatori, dica tutt’altro… Il primo a “crederci”, dev’essere lui: ci sono tutte le condizioni perché il sogno del terzo scudetto, atteso da più di trent’anni, possa, quest’anno diventare realtà!
Ernesto Pucciarelli