Crac Deiulemar. È iniziata la sottoscrizione dell’esposto da inviare a tutti gli organi istituzionali. Nove postazione dove chi vuole può andare firmare. Piazza Santa Croce, negozio Cosebelle, via Diego Colamarino; negozio Bono, via Maresca; Centro sociale torrese in vico Abolitomonte; Casa del Combattente in villa comunale; Comitato di quartiere a piazza Luigi Palomba; Comitato di quartiere in via Cesare Battisti; Deiulemar-Nave

Parrucchiere Gaglione, piazza Luigi Palomba; e presso Schiano Lomoriello Salvatore a Monte di Procida.
“Il caso “DEIULEMAR”, una vicenda che “non fa rumore””, questo il titolo scelto dagli obbligazionisti per l’esposto da inviare alla Presidenza della Repubblica italiana, alla Presidenza del Senato, alla Presidenza della Camera dei Deputati, al Presidente del Consiglio dei ministri, al ministro di Grazia e Giustizia, all’Autorita’ nazionale anticorruzione, al Consiglio Superiore della Magistratura, al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Roma, al Presidente del tribunale di Torre Annunziata e, infine, alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Torre Annunziata.
“I sottoscritti – è l’inizio del lungo esposto – sono tutti obbligazionisti della Deiulemar Compagnia Di Navigazione s.p.a., dichiarata fallita dal Tribunale di Torre Annunziata il 2 maggio 2012, che ha lasciato sul lastrico la città di Torre del Greco coinvolgendo nel crac ben 10.562 risparmiatori per un importo di circa 700 milioni di euro”. “Il Crac Deiulemar – continuano – come detto nell’oggetto “non fa rumore”, viene trattato e relegato anche dagli organi di stampa e della politica come un normale fallimento, una delle tante truffe a danno dei risparmiatori, l’ennesimo caso di cattiva gestione societaria, ma purtroppo non è così. La vicenda Deiulemar – chiosano gli obbligazionisti – è, ahi noi, molto di più. Rappresenta la Caporetto dei sistemi di controllo, rappresenta un bieco intreccio tra imprenditoria, sistema bancario, finanza e autorità di vigilanza”. Ancora: “Rappresenta sfortunatamente anche l’incapacità da parte del nostro sistema amministrativo e giudiziario di far completa luce sulla vicenda che coinvolge cittadini del Sud d’Italia, forse per questo cittadini di “serie B”. Siamo consapevoli della gravità delle nostre affermazioni – spiegano – gravità non dettata dalla disperazione di aver perso tutti i risparmi (c’è anche quella) – ma ogni nostra asserzione è confortata da prove e documentazioni”. Non è nostra intenzione scrivere un romanzo probabilmente un giorno qualcuno lo farà ma appare opportuno, sopratutto per chi ignora la questione , riepilogare brevemente la vicenda: “La compagnia di navigazione Deiulemar viene dichiarata fallita dal Tribunale di Torre Annunziata con sentenza del 2 maggio 2012, per un buco patrimoniale di oltre 800 milioni di euro,coinvolgendo nel crack circa 11mila risparmiatori, in gran parte cittadini di Torre del Greco e Monte di Procida che per decenni hanno finanziato la compagnia tramite certificati obbligazionari al portatore emessi dalla stessa società. Soldi – precisano – finiti in una miriade di società parallele, tutte riconducibili ai figli e parenti dei tre armatori, le famiglie Iuliano, Della Gatta, e Lembo che dal 2004 in poi avevano architettato una complessa girandola di scissioni societarie all’estero per spogliare di fatto dei beni la compagnia, rendendosi imputabili di plurimi reati di bancarotta fraudolenta, come si evince dalla Ordinanza di Custodia Cautelare, firmata dal Gip Giovanni De Angelis, il 12 luglio 2012”. “Una vicenda – spiegano ancora – inquietante, una truffa a tutti gli effetti e un fallimento di fatto pilotato. Da un lato la Deiulamar raccoglieva denaro presso i cittadini di Torre del Greco, che consideravano un obbligo morale, che si tramandava di padre in figlio, sostenere lo sviluppo armatoriale; ogni somma, derivante da risparmi, da vendita di immobili, da eredità veniva consegnata alla Deiulemar: un flusso inarrestabile derivante da un’antica pratica marittima, i cosiddetti carati, con cui di fatto i torresi facevano da banca per la società navale. Ma mentre la Deiulemar da un lato raccoglieva risparmio, dall’altro provvedeva a dismettere tutti i suoi beni”. Ed ecco arrivare le domande da girare agli Organi Istituzionali dello Stato. “Cosa non ha funzionato nei sistemi di controllo? Chi ha chiuso un occhio – o per meglio dire tutti e due – e ha permesso alla Deiulemar di continuare la raccolta di risparmio? Cosa è successo alle segnalazioni della Banca di Italia? Perchè la Procura di Torre Annunziata nel 2000 e nel 2002 ha archiviato le inchieste? Perchè nell’inchiesta penale non sono stati sentiti nè il Collegio Sindacale nè la Kpmg società di revisione? Perchè non sono stati sentiti i consulenti, i direttori di banca, i dirigenti delle società fiduciarie? Per rispondere a questi interrogativi – conclude il lungo esposto – e fare piena luce sulla torbida vicenda “Deiulemar”, gli obbligazionisti chiedono alle istituzioni, ciascuna nell’ambito delle proprie competenze, di attivarsi concretamente e con tutti i mezzi disponibili affinché emergano tutte le responsabilità e tutti i colpevoli vengano assicurati alla giustizia”.
Alan