Capitolo VIII – Per fortuna, non è successo… Il treno della Circumvesuviana, stridendo sui binari, stava per fermarsi alla stazione di Sorrento. Serena quasi non s’ accorse d’essere arrivata… Per tutto il tragitto non aveva fatto altro che pensare ad Hans, al loro incontro.
Perché era scappata via dal suo studio? Per quale motivo s’era sentita, improvvisamente a disagio con lui? Che significato avevano quelle sensazioni così violente che aveva provato?
Formulò varie ipotesi, tutte rapidamente scartate… Poi, il lampo, inatteso, mentre si trovava sul predellino del treno… Si bloccò sul gradino, come se fosse stata colpita da una paralisi…
Furono le grida del capotreno a riscuoterla. Agitava nervosamente la sua paletta ed imprecava, il treno doveva ripartire! Benedetta ragazza, che si decidesse, finalmente: o risaliva sulla vettura, o ne discendeva quanto più velocemente possibile!
Serena sorrise. Per la distanza, non riusciva a capire una parola, di quello che le gridava il capotreno, ma interpretò la sua gestualità… Era veramente arrabbiato, e non poteva dargli torto…
Sempre a gesti, fece capire al solerte funzionario di non metterle, però, eccessiva fretta… Ecco, stava per scendere, un attimo e il treno avrebbe potuto riprendere il suo viaggio… Di certo non sarebbe finito il Mondo, per quel poco di ritardo… Calma, calma: se solo il capotreno avesse potuto immaginare quello che le passava per la mente…
Già, ma che cosa le passava per la testa? Perché era stata ‘colpita’ da quella specie di ictus?

‘E se mi fossi innamorata di Hans?’ Era questo il pensiero che aveva ‘folgorato’ la ragazza.
‘No, non è possibile…’ si disse subito dopo. ‘Mica una può innamorarsi così, all’improvviso… Ci vuole tempo… Almeno credo… Però, che ne so, a me non è mai successo… Mamma mia, certo che, se fosse amore, quello che provo per Hans è veramente terribile! Io mi sono sentita venir meno, m’è mancato il respiro, quando m’ha accarezzata e m’ha guardata con quegli occhi languidi… M’è sembrato che mi penetrasse fin dentro l’anima!’
Sempre in quello stato di leggera “confusione”, la ragazza uscì dalla stazione ferroviaria e si diresse a passo spedito verso la pensione Azzurra.
‘Mamma Rosa…’ pensava, mentre “divorava” la strada per l’impazienza. ‘Lei mi spiegherà tutto… E’ stato sempre così… Muoio dalla voglia di raccontarle quello che m’è successo, e anche di confessarle che le ho disubbidito… Sto male, ho tradito la sua fiducia… Non era mai accaduto… In tutta la mia vita, le ho sempre detto la verità, ma sono certa che mamma Rosa saprà capirmi, mi perdonerà…’

*********
Rosa era in cucina, come sempre a quell’ora… Pasqualino e Luisella stavano ancora terminando di lavare ed asciugare i piatti che erano stati utilizzati per il pranzo, e lei era già all’opera per preparare la cena.
“Non ti capisco proprio…” era solita rimproverarla Serena. “Ma chi ti corre dietro? E’ possibile che non ti prendi mai un attimo di riposo?”
Quando Serena fece il suo ingresso nella stanza, Rosa s’aspettava che la ragazza cominciasse la solita litania…



E invece niente. Serena sedette accanto al tavolo e se ne stette in silenzio.
In quel momento, a Rosa ritornò in mente un vecchio proverbio, che sua madre le recitava spesso: Figlia muta, mamma ‘a intende…
Già era proprio così: una mamma capisce sempre la propria figlia, anche se questa non parla… Che cosa era successo a Serena?
“Hai mangiato qualcosa, ti sei fatta ‘na pizza, a Napoli?” le chiese, ‘prendendola’ alla lontana.
La ragazza non le rispose. Anzi, le girò le spalle facendole intendere che non aveva alcuna voglia di conversazioni.
Ma Rosa era una capatosta, proprio come diceva suo padre Catello.
Riprese a pelare le patate e mise sul fuoco un pentolone nel quale di lì a poco le avrebbe calato.
“E che, nun dici niente? Oggi la ‘signorina’ non s’infastidisce perché la mamma sta faticando e non se ne va a riposare ‘nu pucurillo?”
Se avesse parlato alle pareti, o alle stoviglie della sua cucina, la risposta non sarebbe stata molto dissimile: il silenzio più totale!
“Ma non eri scesa a Napoli per comprarti qualcosa da metterti addosso?” continuò Rosa, per nulla scoraggiata dal mutismo di Serena.
A questo punto, la ragazza si alzò e fece per andare via.
“Eh, no, bella mia!” la ‘bloccò’ la madre. “Adesso tu ti siedi, calma calma, e mi dici che cosa t’è successo!”
“E’ una parola, mammà, … E come faccio a calmarmi… Sto talmente nervosa che se ti vengo vicina prendi una scossa…” cominciò Serena, messa alle strette dalla determinazione di Rosa. “Per prima cosa, ti devo dire che sono stata a Napoli, ma non per fare delle compere…”

“Non hai comprato i vestiti? E allora che ci sei andata a fare a Napoli?”
“Sono andata a trovare Hans…”
“Insieme a tua cugina Concetta, come t’avevo detto?”
“No, mammà… Sono andata io sola…” sbottò tutto d’un fiato Serena, e si sentì leggera, essendosi liberata da quel pensiero che non le dava pace: confessare alla madre d’aver tradito la sua fiducia!
Rosa intuì, dal tono di voce della ragazza che doveva essere successo qualcosa d’importante. E poi, c’era anche un altro ‘segnale’ evidente dello stato emotivo particolare di sua figlia: l’aveva chiamata mamma’, e Serena sapeva che a lei non piaceva essere appellata così… Sì, non c’erano dubbi: Serena aveva effettivamente un diavolo per capello!
“Pasqualino, Luisella… Faciteme ‘o piacere… Iatevenne nu poco di là… Dopo, quando vi chiamo io, finite la cucina… Mo’ c’ho da fare con la piccerella…“ intimò, Rosa, decisa, ai suoi fedeli collaboratori, che immediatamente uscirono dalla cucina.
Rosa chiuse la porta alle loro spalle e : ”Su, adesso può parla’…” disse alla ragazza, carezzandole i capelli.
Serena le raccontò, con dovizia di particolari, dell’incontro con Hans. A Rosa non sembrò che ci fosse niente di particolare, in quel racconto. E allora perché Serena era così agitata, come se l’avesse morso una tarantola?
“E poi è successo…” esclamò all’improvviso la ragazza.
Rosa si sentì mancare.
“E’ successo… è successo… chillu fatto llà?” le chiese trepidante.
Da sempre, Rosa aveva parlato chiaramente con la figlia di tutto quello che accade, da un punto di vista sessuale, quando si diventa ‘donna’.

C’era solo una remora, in lei: aveva sempre preferito utilizzare con sua figlia un linguaggio simbolico, una specie di codice.
In questo codice, chillu fatto llà indicava un rapporto sessuale completo.
Rosa era consapevole che, prima o poi, quel fatto là sarebbe dovuto succedere… Però, in quel momento, avvertì come un tuffo al cuore, una forte delusione… La sua Serena Hans lo conosceva appena: com’era possibile che si fosse donata a lui completamente? Serena sapeva benissimo che ‘quel fatto là’ era importante, non poteva essersi concessa, a cuor leggero, al primo che le era capitato…
Stava per ‘subissare’ la ragazza di domande, ma questa la prevenne.
“Scusami, mamma! Senza volerlo, t’ho messo su di una falsa strada… Si vede che oggi sono proprio nervosa… No, ‘quel fatto’, che noi sappiamo, non è successo…”
Se Rosa si fosse guardata allo specchio, dopo il chiarimento di Serena, avrebbe visto il ‘rosso’, che prima era completamente sparito da suo volto, tornare prepotentemente ad imporporarlo.
“E che cosa volevi dire, allora?” le chiese con un filo di voce.
Serena le raccontò della carezza di Hans, delle sensazioni sconosciute che quel gesto aveva provocato in lei, del suo turbamento, tanto violento ed inatteso da indurla a fuggire precipitosamente dallo studio del giovane…
“Che cosa m’è successo mamma? Aiutami a capire… E’ possibile che mi sia innamorata di Hans?” le domandò, poi, tutto d’un fiato.
La risposta di Rosa tardò a venire…
La donna avrebbe voluto confessare alla figlia che pure a lei era successo qualcosa di molto simile, che non era mai riuscita a spiegarsi… Karl, il padre di Hans, quella notte a Cento, nella cantina della zia Pina…
Le venne da sorridere: che diavolo avranno di ‘speciale’, quelli della famiglia Stainer – pensò la donna – per essere capaci di scatenare tutto quel putiferio? Prima Karl, con lei… e adesso Hans con la sua Serena…
Però, nonostante sapesse che con la figlia avrebbe potuto parlare di tutto, anche delle particolari sensazioni di quella notte di tanti anni fa, fu presa da una sorta di pudore, e non le disse niente…
Si riscosse da quel ricordo che l’aveva riportata indietro nel tempo e provò a pensare alla risposta da dare a Serena: poteva essersi innamorata di Hans, pur conoscendolo da così poco tempo e solo superficialmente? Beh, forse qualcosa in merito a questa domanda sarebbe riuscita a dirle… Ma per quanto riguardava la sua reazione alla carezza di Hans, in lei c’era il buio più totale!

Non era riuscita, in oltre vent’anni, a spiegarsi che cosa le era successo quella notte con Karl, che per lei era uno ‘sconosciuto’, ancor più di quanto Hans lo fosse per Serena, figuriamoci se provava ad atteggiarsi, e proprio con sua figlia, da ‘scienziata’, da ‘esperta’ in questioni così delicate, difficili!
“Tu lo sai che, con le faccende di cuore, ho poca dimestichezza…” esordì Rosa con un sospiro. “Io solo tuo padre ho conosciuto, e se n’è andato pure troppo presto… “continuò e stava per piangere. “Però, col mio mestiere, ho conosciuto un sacco di gente… Con le donne specialmente è difficile che si parli di argomenti diversi dall’amore… E quante storie, m’hanno raccontato, Serenella mia, le signore e le signorine che si fermano alla nostra pensione, potrei scrivere un libro, se ne fossi capace!”.
“E ci stanno pure delle storie che somigliano a quella mia e di Hans?” le chiese Serena, molto interessata a quello che le stava dicendo sua madre.

“La storia tua e di Hans… Adesso non esagerare…” le sorrise Rosa. “Sta’ a vedere che per una carezza, un poco d’occhi dolci… Perché è così che sono andate le cose, non è vero Sere’?”
“Certo, mamma…”le confermò la ragazza.”Però, se non fossi scappata via…”
“Poteva succedere il patatrac!” l’anticipò Rosa.
“E allora, forse c’è un’altra spiegazione…” continuò “ Tu lo sai che non ci sta solo l’amore, quello che tutti sognano e che impegna il cuore, i sentimenti e ti scombussola la vita… Ci sta pure, aspetta, comme dicette chella signurina che veniva da Firenze?… L’attraente, no l’attrazione fisica, dicette proprio accussì!” concluse la donna, tutta soddisfatta.
“Sì, ma qual è la differenza? Come si capisce che quello che provi per un uomo è attrazione fisica, e non amore? Spiegati meglio…”
“Hai ragione… Pure io lo chiesi alla signorina di Firenze… In poche parole, mi fece capire, che uno ti può piacere solo perché è bello, o perché sei tu che lo vedi così… Insomma, Serena, non c’entrano i sentimenti… Una persona ti attira per come è fatta fisicamente, ma questo tuo interesse può durare anche soltanto il tempo di un amen, mentre l’amore, quello vero, non finisce accussì ampresso: hai capito mo’?”
“Penso di sì… E tu credi che questo m’è successo con Hans?” le domandò ancora la ragazza.
“Non lo so… Però, è molto probabile…”
“Ma io come faccio a saperlo? E se, invece, tra di noi ci fosse veramente l’amore?”
“Non credo che ci sia un modo per averne la certezza… Però, Serenella, ti posso dare un consiglio? Aspetta, vediamo anche che cosa fa questo Hans, se si fa sentire, se ti viene a cercare… Fa’ passare un po’ di tempo, piano piano le cose si chiariranno…”
“Hai ragione, mamma…” convenne Serena. “Non devo avere fretta… Com’è che dici sempre tu? Se son rose fioriranno!”
di Ernesto Pucciarelli

Fine ottavo capitolo

Sommario:
Capitolo I – Meta di Sorrento
Capitolo II – Lo scialle lucente
Capitolo III – Serena
Capitolo IV – Hans Stainer
Capitolo V – Zia Pina
Capitolo VI – Karl Stainer
Capitolo VII – Primo appuntamento
Capitolo VIII – Per fortuna, non è successo…