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Il mondo della scuola negli ultimi anni è notevolmente cambiato perché i ragazzi che la frequentano sono profondamente diversi rispetto alla generazione dei propri genitori. Gli insegnanti che entrano in una classe si trovano difronte a giovani emancipati, nati con la tecnologia nel DNA e dalla quale, quindi, difficilmente sono disposti a separarsi. E per quanto possano essere notevoli gli sforzi di quei docenti che ancora credono nel piacere di sfogliare un libro, di scrivere a penna o di comunicare “face to face”, per le nuove generazioni questo non è più possibile ne tantomeno accettabile. Tuttavia, escluse alcune eccezioni, la scuola italiana è ancora molto lontana dal mondo del digitale che tanto affascina e coinvolge i ragazzi. Nel nostro paese, la scuola è spesso un luogo in cui la multimedialità entra di rado o è vista ancora con diffidenza, creando così un gap tra il mondo del lavoro e della comunicazione, che vive al di fuori delle porte scolastiche e che di multimedialità è permeato, e l’ancora troppo statico mondo dell’istruzione. Quali sono gli elementi frenanti che non permettono la diffusione o il pieno utilizzo di tali strumenti nelle nostre scuole? La motivazione sta forse nel fatto che è molto diffusa la credenza secondo la quale le tecnologie possono distruggere l’architettura del pensiero e diminuire la concentrazione . O più generale il problema è che la scuola si trova difronte ad una crisi tale per cui non è in grado di disporre i mezzi necessari all’insegnamento adeguato delle nuove tecnologie. Fatto sta che attualmente circa l’80% dei quindicenni scolarizzati sostiene di non avere accesso ai computer della scuola o che, in alcuni casi, questi non siano presenti nella struttura. E’ dunque da chiedersi: “Ci troviamo forse dinanzi ad una scuola troppo nozionistica?”.
Alessia Rivieccio

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 24 aprile 2013