Un nuovo appuntamento con Napoli contemporanea, la ricca programmazione di mostre e installazioni voluta dal sindaco Gaetano Manfredi e curata da Vincenzo Trione, consigliere del sindaco per l’arte contemporanea e l’attività museale.
L’obiettivo è quello di rafforzare la vocazione al contemporaneo della città con iniziative pensate appositamente dai protagonisti dell’arte del nostro tempo e di creare una relazione diretta con la cittadinanza invitando artisti di alto profilo a intervenire in piazze, strade, chiostri, quartieri della città, e contribuire così ad alimentare un processo di riqualificazione urbana.
Ogni progetto nasce in collaborazione con le realtà attive in città, con l’intento di incentivare la formazione e l’espressività dei giovani e la crescita progettuale e professionale del tessuto culturale e artistico del territorio.
“L’arte contemporanea – ha sottolineato il sindaco Gaetano Manfredi – torna protagonista in uno dei luoghi simbolo della nostra città: la fortezza angioina con oltre 700 anni di storia che non smette di incantare e di stupire i turisti e persino gli stessi cittadini napoletani.
È il segno di una Napoli fiera della propria tradizione ma che è anche proiettata verso il futuro; una città che traccia segni di contemporaneità in luoghi che rappresentano il suo passato, facendo discutere sui grandi temi del presente”.
“Quest’opera salda con efficacia il legame tra la storia della città e lo sguardo contemporaneo, rinvio a mitologie lontane e sensibilità postmoderna – ha spiegato il consigliere per l’arte contemporanea e l’attività museale Vincenzo Trione – Proprio a questi intrecci tra tempi diversi rimanda la scelta di contaminare in maniera misurata e rispettosa gli spazi di Castel Nuovo con una serie di inciampi visivi contemporanei.
Prima, l’elmo di Mimmo Paladino. E, ora, il coccodrillo famelico di Vezzoli, in attesa di altre presenze, capaci di coniugare memoria e modernità”.
“Il Maschio Angioino, ci raccontano gli storici, nel 1300 ospita sia Petrarca che Boccaccio. Nel 1975, in una città apparentemente e fortemente patriarcale, Giuseppe Patroni Griffi crea l’archetipo italiano della fluidità nelle pagine di “Scende giù per Toledo”.
Infine, nel 1980 Lucio Amelio costruisce, sempre a Napoli, l’incrocio dei due poli più significativi, ma diametralmente opposti, dell’arte mondiale del secondo dopoguerra: Andy Warhol e Joseph Beuys. Napoli quindi, per definizione, è il luogo dove gli incontri e le stratificazioni più impossibili possono accadere con estrema naturalezza. Napoli è la patria dell’ossimoro felice. In un luogo così epico e romantico mi è stata offerta la possibilità di occupare “una stanza tutta per me” e sono pertanto grato alle Istituzioni per la loro gloriosa ospitalità” questo il commento dell’artista Francesco Vezzoli.
Lacrime di coccodrillo
Coccodrillo in bronzo patinato (II metà del XX secolo), testa in marmo di Palmira (circa III secolo d.C.)
60 H x 170 L x 72 P cm (Testa: H 30 cm)
La figura del coccodrillo è legata a una leggenda narrata in Miti e leggende napoletane da Benedetto Croce (1919).
Si racconta che, nei sotterranei del Maschio Angioino di Napoli, si nascondesse un coccodrillo trasportato dall’Egitto dalla regina Giovanna II: il famelico alligatore era solito sbranare gli amanti della regina e i prigionieri rinchiusi nei sotterranei del castello.
Questa vicenda è all’origine di Lacrime di coccodrillo, che fa parte della collezione permanente di Castel Nuovo. Riprendendo motivi di una sua precedente installazione, realizzata nel 2021 per Piazza della Signoria a Firenze, intitolata Pietà – un monumentale leone rampante novecentesco installato su un basamento antico, che stritola tra le fauci una testa romana del II secolo d.C. – Vezzoli sperimenta qui un audace montaggio cronologico e materico: un coccodrillo in bronzo patinato (seconda metà del XX secolo) tiene nella sua bocca una testa di marmo (circa III secolo d. C.) proveniente da Palmira, sito archeologico siriano sottoposto, nel 2013, alle sistematiche e violente distruzioni del gruppo terrorista dello Stato Islamico.
Si tratta di un lavoro che conduce nel cuore di una poetica fondata su alcune parole-chiave: prelievo, adattamento, ri-uso. Intento a riaffermare con forza l’importanza dell’estasi dell’influenza, Vezzoli considera necessario il richiamo ai classici, che custodiscono la vita interiore dell’umanità. Non sono vicini a noi: siamo noi che dobbiamo entrare nella loro orbita e diventarne contemporanei.
E, tuttavia, Vezzoli predilige i sentieri laterali. In bilico tra rispetto e trasgressione, si affida alla strategia della distanza: avvicina a noi qualcosa di lontano, conservandolo però nella sua lontananza. Non si ferma alla contemplazione. Egli, invece, avvia un confronto disinibito con la memoria. Ripercorre le vestigia dei “padri”. E, al tempo stesso, le modifica. Decontestualizza arbitrariamente statue e rovine, proiettandosi così verso esiti allegorici.
Non di rado Vezzoli assume sculture antiche, che altera e integra con elementi aggiuntivi. È quel che accade in Lacrime di coccodrillo. Ne emerge una precisa filosofia del classico, inteso come figura che accoglie in sé antitesi: identità e alterità. Non geografia dell’incertezza, ma tempio di una nobile semplicità e di una tranquilla grandezza. Patrimonio da rimontare con ironia e leggerezza. Eredità da rifare. Non meta raggiunta, ma evento estraneo e sempre imprevisto, da riconquistare ogni giorno. Relitto ancora emozionante.
Evidenti le assonanze con le poetiche postmoderniste, ispirandosi alle quali Vezzoli sembra comportarsi come un deejay, abile nella manipolazione e nella ricombinazione di materiali già realizzati. Esperto nell’estetica del riciclo a oltranza e del download di forme. Pronto a re-mixare iconografie già esistenti. Disinvolto nel rivivere miti e leggende in una prospettiva priva di senso del tragico.
Francesco Vezzoli è nato nel 1971 a Brescia. Ha studiato alla Central St. Martin’s School of Art di Londra, attualmente vive e lavora a Milano. È tra gli artisti italiani contemporanei più conosciuti e apprezzati a livello internazionale. Ha partecipato a diverse Biennali (Venezia, San Paolo, Whitney Biennial, Istanbul). Sue mostre personali sono state ospitate in alcuni tra i più importanti musei del mondo (New Museum of Contemporary Art di New York, Castello di Rivoli, Fondazione Prada, Centre Pompidou e Musée d’Orsay a Parigi, Solomon R. Guggenheim, Kunsthalle di Vienna, Museum of Contemporary Art di Los Angeles, Moma PS1, Palazzo delle Esposizioni di Roma). Vezzoli è stato il primo artista italiano a realizzare un’opera site specific per Piazza della Signoria di Firenze (2021).