La campanella del liceo “A.Volta” sta suonando a distesa, penetrante, già da un paio di minuti. I ragazzi, senza fretta, ordinatamente, si avviano verso le loro aule. E’ un grigio giovedì di novembre e sta per iniziare la giornata scolastica, una come tante…
Marzia Morano, temutissima prof di matematica, è ancora alle prese con la sua utilitaria. Non riesce proprio a parcheggiarla in quello spazio angusto lasciato libero dai colleghi che quel giovedì l’hanno battuta sul tempo…
Marzia impreca, sbuffa, è tutta accaldata, nonostante la temperatura rigida del primo mattino… Ecco, ancora un poco a marcia indietro, un altro pochino a sinistra… e finalmente la sua vecchia “600” è a posto!

“Con calma, professoressa, con calma…” le dice Augusto, il custode, vedendola così, tutta agitata. “Tanto quegli scapestrati dei guagliuni lo stesso non se l’imparano, il teorema di Talento… Che fa che state due minuti di ritardo… Nun è manco arrivato ‘o preside…”
Le sorride, tutto soddisfatto, per l’incoraggiamento alla professoressa e perché, citando, se pur a modo suo, quel teorema le ha inviato un messaggio di questo tipo: “Ha visto prof, faccio il custode, ma non sono proprio un ignorante, mi ricordo pure qualcosa di geometria…”
Marzia risponde al sorriso, gli dice “bravo”, e si dirige verso la sala insegnanti. Naturalmente, non si sogna nemmeno di correggere il buon Augusto sul nome del teorema da lui ricordato: che senso avrebbe deluderlo? Tira fuori dal suo cassetto una miriade di libri e di eserciziari, i compiti in classe svolti dalla 2^ D, li sistema sul registro in equilibrio precario, e si avvia a passo spedito verso l’uscita.

Ma, non appena ha richiuso dietro di sé la porta della sala insegnanti, nel voltarsi, s’imbatte in un ostacolo improvviso. Un uomo, di stazza notevole, le si è parato contro, e l’impatto con quella specie di armadio manda all’aria libri, registro e tutto il resto…
“Sono mortificato…” si giustifica l’involontario investitore. “E’ tutta colpa mia…” aggiunge chinandosi a raccattare i fogli sparsi per terra.
“Ma no, che dice… Anzi, sono io che devo scusarmi con lei… Andavo di fretta, e…” risponde Marzia.
“Beh, facciamo così” taglia corto l’uomo, tendendole la mano con cordialità. “Dividiamo a metà la responsabilità dello ‘scontro’, conciliamo e stabiliamo l’indennizzo: le va bene, anzi, ‘ti va bene’, un caffè nell’intervallo? A proposito, io mi chiamo Fulvio Bulleri, il nuovo prof di Educazione Fisica.”
“Piacere, Marzia Morano, e cerco disperatamente d’insegnare matematica.” sorride la donna, mentre continua ad afferrare fogli e foglietti da terra. “Vada per il caffè, alle undici…”, aggiunge subito dopo, e va via.
All’ora convenuta, Marzia e Fulvio s’incontrano nel baretto della scuola.
“Niente libri e registri!” fa notare la prof. “Non voglio correre il rischio di un altro incidente…”
“Mi stai già dicendo che questo è il primo e l’ultimo caffè che prendiamo insieme?” dice Fulvio, fingendosi deluso. “Devo proprio averti fatto una pessima impressione…”
“Aspetta un po’…” risponde Marzia, tenendogli il gioco. “Fammi prima riflettere… Sono un’insegnante di matematica, una disciplina che non può prescindere dalla razionalità, e perciò, prima di ‘sputare sentenze’, sono abituata, per deformazione professionale, a ponderare, ad osservare attentamente…” E comincia a guardare Fulvio con aria seria.
Dopo qualche minuto, la sentenza.
“Così, ad una prima analisi, direi che l’esame è superato. Più che discreta presenza, colorito roseo, tendente al bruno, abbigliamento sportivo, perfettamente confacente ad un professore di ginnastica, buona educazione… Insomma, diciamo sufficiente!”
“Solo sufficiente?” si rabbuia Fulvio, per celia. “Allora è proprio vero che le professoresse di matematica sono molto severe…”
“Ed io lo sono in modo particolare.” conferma Marzia, continuando a sorseggiare il suo caffè. “E’ meglio che tu lo sappia da me, dalla diretta interessata: in questa scuola, gli alunni mi considerano una vera e propria calamità!”
“Non ci credo, non può essere…” si meraviglia Fulvio. “Una con gli occhi come i tuoi…”
“Spesso le apparenze ingannano… ” continua Marzia, piacevolmente colpita dai modi garbati dell’uomo. “Comunque, avrai modo di verificare di persona se quelle degli alunni sono soltanto ‘chiacchiere’ o se sono realmente una strega.” aggiunge posando la tazzina di caffè e salutandolo con un leggero cenno della mano.
Nei giorni che seguono, Fulvio e Marzia continuano a familiarizzare. Ormai la “pausa-caffè” insieme, alle undici, è diventata una piacevole abitudine. Inoltre – a volte sembra che il destino si diverta a metterci il suo zampino – è anche capitato che a Fulvio sia stato assegnato lo stesso corso in cui già insegnava Marzia, per cui anche le riunioni pomeridiane, i consigli di classe, diventano occasioni d’incontro che permettono loro di approfondire la reciproca conoscenza.
Fulvio ha raccontato alla nuova amica della sua infelice esperienza matrimoniale conclusasi, da circa un anno, con il divorzio, Per fortuna, da quella unione infausta non sono nati bambini, innocenti che avrebbero sofferto per i conflitti, i bisticci, le incomprensioni dei loro genitori. Marzia, invece, non ha avuto da raccontare a Fulvio di rapporti amorosi tempestosi, bruscamente interrotti: sul piano sentimentale, la sua vita è stata una vera e propria frana! Sì, qualche simpatia, qualche breve relazione, piccole, inevitabili delusioni, ma niente, insomma, di veramente importante.
Si è dedicata anima e corpo ad accudire i genitori, anziani e malati, che adesso non ci sono più. Era figlia unica, e questo compito non poteva che toccare a lei. Non ha rimpianti, lo rifarebbe ancora mille volte, se le fosse concesso di vivere mille altre vite…
“Ti capisco…” le disse Fulvio, intristito, quando Marzia gli raccontò la sua storia. “Ma adesso che loro non ci sono più, credo che comincerai a pensare un poco a te, a guardarti intorno…”
“Dici per cercare ‘l’anima gemella’?” chiese Marzia, accennando ad un amaro sorriso. “Ormai il tempo è passato, la mia primavera è volata via, ma ti assicuro che non mi spaventano l’autunno e l’inverno che inevitabilmente la seguiranno…”
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La primavera reale, quella che si presenta con il fragoroso risveglio della natura, con il dolce tepore di un’aria che invita a respirare profondamente, a pieni polmoni, per risentire gli odori e gli aromi che il lungo inverno aveva celati, è finalmente arrivata…
Al liceo “A.Volta” si stanno organizzando i viaggi d’istruzione che dureranno più giorni. Fulvio e Marzia si sono offerti come accompagnatori della 4^ D.
“Forse non avresti dovuto andarci con lui…” sta dicendo Silvia, la collega di lettere di Marzia.
“Che cosa? Scusa, Silvia, non ho capito… Puoi ripetere?” fa Marzia, che è distratta perché è tutta presa dalla correzione di alcuni compiti in classe dei suoi alunni.
“Ecco, tu lo sai che ti voglio bene…” riprende Silvia, leggermente imbarazzata. “Dicevo che forse sarebbe più prudente che tu non andassi al viaggio d’istruzione in compagnia di Fulvio. Saranno sicuramente arrivate anche a te le voci che circolano sul vostro conto…”
“E tu lascia che le cattive lingue si divertano!” ribatte Marzia, indispettita. “Tra me e Fulvio c’è solo una bella, pulita, disinteressata amicizia! Possibile che la gente debba sempre vedere complicazioni, sotterfugi, sporcizia, tenebre, anche dove tutto questo non esiste neppure lontanamente?”
“Ma no, figurati, tu sei una persona trasparente… Però Fulvio lo si conosce poco. E’ libero sentimentalmente, almeno così dice, ed è uno a cui piace fare il galante con le donne… Persino le nostre alunne più grandicelle…”
“Sbaglio, oppure ho sentito fare il mio nome?” s’intromette Fulvio, che è entrato in quel momento nella sala insegnanti..
“Stavamo rivedendo l’elenco dei docenti accompagnatori per il viaggio d’istruzione.” s’affretta a rispondere Silvia, e in un baleno scappa via.
Fulvio si siede accanto a Marzia.
“So bene che ti stava parlando di tutt’altra cosa…” le dice sorridendo
“Già…” conferma laconicamente Marzia.
“Lei è tua amica, e ti metteva in guardia dal lupo cattivo.” continua, sempre con quel suo fare affabile e seducente.
“Ma io le ho fatto capire che non sono affatto una pecorella indifesa… D’altra parte, che cosa dovrei temere? Non vedo neppure il lupo…” e anche Marzia sorride.
“Certamente non potrei mai essere io il lupo, per te…” continua Fulvio, ed è diventato serio. “Quello che è nato tra noi, Marzia, è veramente straordinario. E’ la prima volta nella mia vita che riesco a stare insieme ad una persona senza crearmi problemi… Con te sono spontaneo, so che posso aprire completamente il mio animo perché tu mi capisci…”
“E’ così anche per me, te l’assicuro…” risponde Marzia, emozionata.
“Durerà la nostra meravigliosa intesa? I nostri sentimenti cambieranno? Si trasformeranno in qualcosa di più profondo? continua Fulvio. “Ecco, non saprei rispondere a questi interrogativi, e non vorrei neppure sentirmi in colpa se tra di noi dovesse restare soltanto una bellissima, sincera, amicizia.”
“Che senso hanno queste domande? Il futuro? Che cosa ci riserverà il futuro? E’ già tanto se si riesce a vivere il presente…” l’interrompe Marzia. “Stiamo bene insieme, io e te… Conta solo questo, adesso.”
Gli ha preso affettuosamente una mano tra le sue, lo guarda negli occhi e nell’andar via sente il bisogno di rassicurarlo circa il loro rapporto.
“Sta’ tranquillo, Fulvio…” aggiunge “Non pensiamo al domani: adesso, io sono felice così!”
Quello che Marzia ha detto a Fulvio è la verità, anche se gli ha taciuto qualcosa… Fulvio le ha confessato di non sapere ancora se il suo sentimento potrà mai modificarsi, diventare più profondo, diverso, rispetto alla semplice, anche se bellissima amicizia.
In Marzia questa trasformazione è già avvenuta, la sta vivendo intensamente, in silenzio… Sa che correrebbe il rischio di rovinare tutto, anticipando i tempi… L’amore bussa al cuore improvviso, inatteso… Non dà nessun preavviso, né chiede il permesso per entrare…Viene e basta! A lei è successo proprio così: adesso non le resta che aspettare, e sperare…
Ernesto Pucciarelli