Spalletti doveva aver percepito dei ‘segnali di pericolo’. Durante la settimana, infatti, aveva più volte avvertito i suoi ragazzi del rischio che potevano correre affrontando la Lazio senza la necessaria concentrazione. “Non abbiamo ancora vinto niente, vi sono ancora delle ‘curve insidiose’ sulla nostra strada”. Era questo, nella sostanza il discorso del mister che, purtroppo, è stato buon profeta. Contro la squadra di Sarri, al di là degli indubbi meriti dei biancocelesti, schierati in campo dall’ex nostro allenatore in maniera razionale e per molti versi “speculare” rispetto agli azzurri, non s’è visto il solito Napoli. Anzi, v’è stata una netta involuzione nel gioco: fraseggio lento a centrocampo, svariati errori nei passaggi, incapacità – tranne che in occasione del palo colpito da Osimhen – di penetrare nell’area avversaria con pericolosità.

Sia ben chiaro; anche i laziali non hanno fatto sfracelli; tranne l’occasione sventata sulla linea di porta da un attentissimo Di Lorenzo e la rete di Vecino, non hanno mai impegnato seriamente Meret. Un pareggio, sarebbe stato il risultato più giusto, ma la sorte, stavolta, non è stata benigna con il Napoli, che comunque, per molti tratti della partita ha pure esercitato un netto predominio, malauguratamente ed insolitamente sterile. Quali sono stati i calciatori con un rendimento insufficiente, responsabili della sconfitta? Non è possibile stilare una graduatoria dei demeriti: l’intera squadra, ieri sera, s’ è espressa su livelli quasi inguardabili.

E adesso? Corriamo il rischio di gettare a mare quanto di eccellente abbiamo fatto sinora? Può aprirsi una crisi? I nostri padri latini sostenevano che “una volta, nell’anno, è lecito commettere errori, far pazzie”. Spalletti, i giocatori, l’ambiente tutto, riteniamo abbiano le capacità di considerare l’episodio di ieri per quello che rappresenta: un fatto occasionale, appunto, che non dovrà, però, ripetersi. Di “curve pericolose”, sulla strada degli azzurri, ce ne saranno ancora durante la parte finale del campionato: siamo fiduciosi nella loro capacità di mantenere la “macchina” nella giusta traiettoria, senza ulteriori sbandamenti. “Semel in anno…” eccetera eccetera.
Ernesto Pucciarelli