Ieri sera, a Torino, sponda Juve, s’è concluso, nel peggiore dei modi, il “ciclo terribile” del Napoli nuovamente targato Mazzarri. Tre sconfitte brucianti accomunate da un dato che potrebbe essere considerato più che positivo in ottica futura: sul piano della prestazione gli azzurri non sono stati inferiori ai loro antagonisti. Però, mentre questi hanno concretizzato le occasioni da rete create, il Napoli, per cattiva sorte, per sviste arbitrali, per le parate miracolose dei portieri avversari. non è riuscito (tranne che col Real) a realizzare neppure un gol.

Nella passata stagione, tutta un’altra storia: i gol fioccavano a grappoli, e poi si poteva contare su una difesa quasi impenetrabile. Che cosa ha determinato questa metamorfosi negativa? La cattiva gestione di Garcia, ormai passata, non è sufficiente per spiegare l’arcano. La manovra azzurra, anche se troppo lenta, porta i giocatori nell’area avversaria, ma poi… è la fine! E’ vero, c’è stato l’infortunio ad Osimhen, ma non si può attribuire ad esso tutta la negatività del reparto offensivo, così come l’attuale debolezza in difesa non può dipendere solo dalla, pur dolorosa, cessione di Kim o dalle ‘papere’ di Meret.



Devono, per forza, essere altri, e molteplici, i motivi che hanno trasformato, in pochi mesi, il Napoli. Tocca a Mazzarri, ma anche ai vertici societari, provare ad individuarli, se si vorrà provare ad ottenere risultati (la qualificazione in Champions, lo scudeto, ormai…) che rendano questa stagione non completamente fallimentare.
Ernesto Pucciarelli