Rapporto Svimez 2011, più disoccupazione e meno giovani al sud

I dati del rapporto Svimez – documento sull’andamento dell’economia del Mezzogiorno, presentato a Roma lo scorso 27 settembre – appaiano allarmistici quanto reali: nel Sud Italia lavora meno di un giovane su quattro e il tasso di disoccupazione reale risulta del 25%.
Sono le percentuali a testimoniare lo storico divario che separa le regioni meridionali da quelle settentrionali: nel 2010 – si legge nello studio Svimez – il tasso di disoccupazione accertato nel Sud è stato del 13,4% (contro il 12% del 2008), più del doppio del Centro-Nord (6,4%, ma 4,5% nel 2008). Cresce, in aggiunta, l’emigrazione dal Sud al Nord, con circa 109 mila abitanti di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, diretti principalmente nel Lazio e nella Lombardia.
A essere maggiormente colpita dai fenomeni della disoccupazione e dell’emigrazione giovanile, è la Campania, oggi regione più povera d’Italia. In testa, Napoli, dove si registra un emigrante su sei; seguono Torre del Greco con una perdita di 19 mila abitanti e Nola e Aversa a -11 mila.
Il Mezzogiorno ha dunque subito più del Centro-Nord le conseguenze della crisi: una caduta maggiore del PIL e una riduzione ancora più pesante dell’occupazione giovanile. Effetto del sottosviluppo è, inevitabilmente, il “brain waste”, lo spreco di cervelli, così definito dal rapporto: “Una massa consistente di giovani che presentano il paradosso di essere la parte più avanzata della società meridionale (quella che ha accumulato grazie al processo di istruzione più strumenti per partecipare alla competizione globale), ma al tempo stesso la più penalizzata da un sistema chiuso, ad ascensore sociale bloccata, costretta a dipendere dai trasferimenti di risorse delle generazioni più anziane”; a riprova del fatto che l’Italia resta un paese per vecchi.
Rita d’Agostino
 
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 12 ottobre 2011