Torre del Greco negli ultimi anni ha perso parte di quello stile e di quel modo di essere che ne faceva una delle più belle ed affascinanti cittadine della Campania. Il suo mito di città a forte vocazione turistica è ormai offuscato a causa di un litorale non proprio all’altezza di questa “nomea”, dell’incuria in cui versano alcune ville vesuviane, dell’inesistenza di elementi attrattori per i turisti e per gli stessi cittadini. Occasioni perse? C’è ancora un “ma”. Alle menti libere, oneste ed assetate di futuri migliori il compito di analizzare le possibilità alternative da perseguire, approntare, attuare e sviluppare al più presto. E’ una questione di metodo e di sostanza secondo il principio che, a Torre del Greco ancora più che altrove, non basti semplicemente fare, ma sia determinante fare bene.
Chi ha l’onere e la responsabilità della scelta è bene che affronti tali questioni di metodo, che prenda piena consapevolezza delle conseguenze di ogni singola decisione e le ponderi non in relazione agli interessi di pochi, ma nell’interesse comune, discutendone nelle sedi opportune, rispondendone fino a rimettere i propri mandati al giudizio della cittadinanza in caso di mancato mantenimento delle promesse formulate.
La prima alternativa è connessa alle alte qualità possedute dalla nostra città, con un centro storico che ancora dieci anni or sono reggeva come elemento attrattivo nonostante la crisi occupazionale, economica ed infrastrutturale in cui già versava l’Italia. Il fatto che non via sia una chiara ed AMBIZIOSA IDEA DI CITTA’ e che gli unici interventi ad essere attuati siano quelli emergenziali, implica il rischio di far gravare sul territorio per decenni scelte figlie di un attimo. Si diceva della lungimiranza, della capacità di dare aspettative lunghe e della necessità di attrattività della città. Se si riconvertisse il “com’era-dov’era”? Un territorio con la storia e le ambizioni come quello torrese deve saper fin da subito trovare un’alternativa, pensando e sviluppando una RICONVERSIONE di ciò che è ai più avanzati principi di sostenibilità, ai più moderni esempi di infrastrutturazione turistica, ad un’ armatura urbana che trovi sostanza nelle reti ambientali, ad un territorio che torni ad essere naturalmente produttivo. La seconda alternativa è direttamente connessa alla prima e tratta della necessità della MILITANZA E DELLA VIGILANZA che tutti, in tutti i campi di azione, a partire da quello di cittadini, dovremmo esercitare. E’ un’ alternativa al depauperamento della politica, alla sua presunzione di poter gestire problemi semplici e complessi senza il coinvolgimento di saperi ampi e condivisi. Il perseguimento del bene comune sarebbe maggiormente garantito se, alla politica fatta entro le quattro mura, si attuasse l’alternativa della PARTECIPAZIONE, della CONDIVISIONE e della MEDIAZIONE attraverso la messa a punto di sistemi avanzati di discussione e recepimento di proposte che va dalle assemblee cittadine ai concorsi di idee, dall’utilizzo interattivo dei siti internet istituzionali alla creazione di gruppi di cittadinanza attiva e propositiva, dalla diffusione trasparente degli atti amministrativi alla messa in discussione dell’”infallibilità amministrativa”. Ciò porta ad argomentare l’ultima alternativa possibile, ovvero l’alternativa ad un modo di gestire la cosa pubblica distante dagli interessi dei cittadini, una compromissione che ha portato ad un attaccamento alle poltrone. L’alternativa è dunque quella di una NUOVA GOVERNANCE CIVICA che sappia dare ascolto ai gruppi non solo economici, ma anche sociali, disciplinari, territoriali, storici, etc. E’ un modo che sembra impossibile a chi pratica una politica ormai malata e delle parti, ma che appare sempre più scontata ed ineluttabile a chi i problemi li vive sulla propria pelle. Il rischio è la sconfitta definitiva della città. Ne va non solo del nostro futuro.
Maria Consiglia Izzo