L’editoriale

Lo so, parlo troppo delle Poste. Forse anch’io volevo un “posto alle Poste”, non mi è riuscito, e ora sono diventato una specie di loro cerbero, anche un po’ invidiosetto. O forse ne parlo tanto solo perché ne sono un cliente affezionato, e vorrei che le cose andassero sempre meglio.
Sta di fatto che sto rivalutando le Poste, o Bancoposta, come si fanno chiamare ora. Gli impiegati sono efficienti ed anche cortesi, sempreché ci si rivolga loro con urbanità, hanno persino sistemato l’apparecchio che distribuisce le prenotazioni, secondo le nostre osservazioni di qualche tempo fa su queste colonne.
Ed ho scoperto un servizio fa-vo-lo-so. Si chiama “Seguimi”. Se cambiate casa, basta compilare un modulo, relativamente semplice, e la corrispondenza inviata al vecchio indirizzo, vostra e di eventuali familiari, anche deceduti, vi viene automaticamente recapitata al nuovo domicilio, ovunque nel pianeta. I costi ovviamente variano seconda della quantità e della qualità dei servizi richiesti, ma sono ragionevolissimi.
Figuratevi il mio sollievo, che ho traslocato da un paio d’anni, e per grazia del nuovo proprietario, conservo ancora la chiavetta della vecchia casella, per la posta che continua ad arrivarmi lì.
Solo che, appunto, il servizio, l’ho scoperto quasi per caso, vedendo un signore nell’ufficio postale che richiedeva il modulo. Mi sono avvicinato ed ho chiesto ulteriori lumi. Non un manifesto o un depliant negli uffici. Eppure gente che trasloca ce n’è. Vogliamo fare un paio di migliaia l’anno solo nella nostra città? Perché non stipulare addirittura una convenzione con le principali agenzie immobiliari cittadine? In fondo si tratterebbe di offrire un servizio in più ai cittadini/clienti…
Be’ comunque, fra qualche giorno restituirò la famosa chiavetta al nuovo proprietario della mia ex-casa, evviva le Poste!
Giuseppe Della Monica

P.S, Qualche funzionario di Bancoposta volenteroso e coraggioso, dovrebbe far presente agli alti vertici che sui moduli per le raccomandate è ancora presente la dicitura: “Si prega di compilare a cura del mittente a macchina o in stampatello”. Vogliamo o no informare i supermanager delle Poste che le macchine da scrivere non esistono praticamente più, e che quella stampigliatura farà sì tanto “vintage”, ma, su un atto d’ufficio di un Ente che vuol essere all’avanguardia, è anche un po’ ridicola? Noi l’abbiamo segnalato già diversi mesi fa…