Dopo l’aumento della Tarsu e l’indigesto metodo delle isole ecologiche, arrivano nuove e dure regole per i titolari delle attività commerciali

Parte la task-force dell’amministrazione comunale contro i titolari delle attività commerciali.
Pomo della discordia è l’ordinanza n°1087 del 17 novembre 2011 che, oltre ad obbligare i commercianti a selezionare i rifiuti tra le quattro mura del proprio locale, dispone modalità e tempi molto restrittivi per il conferimento degli stessi rifiuti presso le tanto discusse isole ecologiche. Per non parlare delle sanzioni, che dispongono finanche la chiusura delle attività commerciali in caso di ripetuta violazione del provvedimento, il cui obiettivo – si legge nell’ordinanza – è “impiegare efficaci sistemi per la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani e assimilati, per raggiungere gli obiettivi e le percentuali di raccolta fissati dalla legge”. E così, dopo la mazzata sulla Tarsu – nel 2009 l’amministrazione Borriello aumentava dell’83% la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, creando non pochi disagi tra i commercianti, già alle prese con un calo generalizzato dei consumi – e la rivoluzione delle isole ecologiche, arrivano altre pesanti prescrizioni per i titolari delle attività commerciali. L’ordine lanciato dal primo cittadino Ciro Borriello è perentorio: “i titolari delle attività commerciali che insistono sul territorio comunale devono obbligatoriamente differenziare i rifiuti all’interno del locale ove si svolge l’attività stessa”, disponendo inoltre che “i rifiuti vengano depositati, in modo differenziato per la loro tipologia, chiusi negli appositi sacchetti e non sfusi”, e che “tutte le attività commerciali che ricadono nelle strade in cui vige l’ordinanza di divieto di deposito rifiuti a terra, devono depositare i rifiuti presso i centri di raccolta”. Insomma, tolleranza zero. Il giro di vite è poi ancor più drastico per i commercianti che non risiedono nella città del corallo, con il “divieto di depositare qualsiasi genere di rifiuti sul territorio comunale”. La drasticità dell’ordinanza è comprovata dal quadro delle sanzioni che dispone per “chiunque violi l’ordinanza una sanzione amministrativa che va da una somma di 25 euro ad un massimo di 500 euro”. Oltre a colpire il portafogli, l’ordinanza fa tremare anche le serrande: alla terza infrazione accertata, infatti, scatta la sospensione dell’attività commerciale per due giorni. Chiusura per una settimana alla quarta trasgressione, mentre alla quinta violazione la saracinesca sarà abbassata per un mese.

Nino Aromino



 
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 7 dicembre 2011