Il nucleo più antico di questo edificio risale sicuramente a prima dell’ eruzione del 1794 in quanto indicato sulla Tavola Morghen (tav. 5), nella quale l’autore indicò il percosso della lava su di una planimetria già esistente e quindi precedente a questa data.
Su questa carta l’edificio vieni indicato come “Masseria dei signori Brancaccio e Pisacane”, quindi probabilmente era una casa colonica, come se ne vedono tutt’oggi, a servizio delle terre circostanti coltivate probabilmente a vitigno. Di questo periodo rimane, oltre che alle mura portanti, la volta a botte della stanza (G2), f orse crollata in parte nell’eruzione del 1794 e tagliata parzialmente. Non è chiaro se a quest’epoca appartiene anche il terrazzo (T1) che present a delle stuccature non concordi con le geometrie che compongono l’edificio attuale. In particolare sopra il deposito indicato con la lettera “L” si dice che i fregi facevano parte di una antica fontana, mentre al di sotto di uno strato di intonaco della parte interna del parapetto, è fuoriuscita una decorazione ad “opus reticulatum”, che si interrompe quando inizia la parte circolare del terrazzo (coincidente anche con la parte finale del fregio della “fontana”).
La seconda fase evolutiva si può far risalire al 1841, cioè alla costruzione della stazione ferroviaria ordinata dai Borbone e affidata alla società dei fratelli Bayard, progettista l’ing. Gioacchino Paribelli, autore (a sentir dire) dell’ampliamento dell’edificio. A questa data risale la parte a monte dello stabile, così come il belvedere e la scala al suo interno. I solai dovevano essere in legno di cui ancora oggi rimangono le travi utilizzate come struttura portante della controsoffittatura delle stanze (H1) e (H2). Inoltre furono costruiti i “barbacani” sul lato di Via Cesare Battisti, che raccordano la parte a monte con quella a valle dello stabile, e che ne rafforzano il prospetto, probabilmente ispirati dall’architettura militare del Fortino Calastro prospiciente. L’ingresso era su Via Calastro, mentre dove ora si trova quello nuovo doveva esserci un finestrone che illuminava la scala. Non si conosce chi abbia commissionato il lavori, forse la stessa Compagnia Anonima di Credito Tornese (la cui proprietà dello stabile e dei terreni circostanti è certa nell’ultimo ventennio dell’ ‘800) che ne fece l’abitazione del direttore delle corderie, mentre nelle terre limitrofe furono costruiti dei capannoni dove gli operai realizzavano le corde, i magazzini ed i negozi si trovavano di fronte alla Via Ferrovia ove ora si trova il locale Luna Rossa. Nel 1923, a causa del fallimento della Compagnia Anonima di Credito T orrese, la proprietà fu messa all’asta ed acquistata da tre cittadini torresi nel 1924. Di seguito si riporta la descrizione dei beni fatta nel contratto di acquisto:
Lotto unico – fabbricati, tettoie, suoli recintati da muro, in Torre del Greco gia destinati ad uso corderia, ex alloggio del direttore, composti:
– da casa di villeggiatura con ingresso dallo spiazzo di Cupa Calastro, composta di vani 3 terranei, 5 in primo piano con balconi, 3 piccoli compresi corridoio, cesso e cucinetta, terrazza e belvedere, con vestibolo e scala, un compreso in secondo piano con uscita sui lastrici solari;
– area di terreno di circa mq. 6015-39;
– lavatoio cisterna compreso per deposito magazzino di sei vani e stanzino da cesso di fronte alla via Ferrovia. Dalla destra fabbricato ad uso foresteria composto di 4 vani terranei, cucinetta con stanzino da cesso, grande magazzino addossato al muro di cinta, 6 tettoie con due ingressi, uno principale e l’altro secondario, munito di cancello di ferro.
Il tutto confinante a nord con la nuova strada in costruzione a Cupa Calastro, ad est col piazzale della Ferrovia dello Stato e a sud con la via Traversa Ferrovia.
Detti immobili sono riportati nel catasto del Comune di Torre del Greco in testa alla Compagnia Anonima di Credito Tornese sotto la partita 4575 imponibile complessiva L. 1642. I nuovi proprietari divisero la zone in tre parti: all’ex alloggio del direttore fu unito un pezzo di terra di 1500 mq., che rappresenta la configurazione attuale del lotto.
Il nuovo proprietario fece costruire negli anni ’30 l’appartamento (C) al di sopra del vestibolo preesistente, eliminando l’ingresso da Via Cesare Battisti, e realizzato adiacente al cortile di Via Calastro accessibile tramite una rampa di scale. Inoltre furono aggiunte le stanze (F3) e (F4) e ricostruiti i solai degli appartamenti (D), (E),(F) e della metà di quello (G). A dopo la Seconda Guerra Mondiale possono essere fatti risalire la ricostruzione dei rimanenti solai. Infatti l’edificio fu danneggiato dai bombardamenti dei vicini Mulini Meridionali Marzoli , costruiti al posto del Fortino Calastro.
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