Napoli – della psicoterapeuta e psicologa Claudia Mennella dal sito: http://www.claudiamennella.it/blog/covid-19-e-i-drammi-silenziosi/

Quando si combatte una guerra, e, nel nostro tempo, è ciò che sta accadendo, abbiamo tutti lo stesso temibile nemico.

Vi sono però delle battaglie nelle battaglie, quelle che ognuno di noi combatte con un rivale che non è tale per tutti.
Nei micro mondi delle mura domestiche, in cui siamo rinchiusi, ci sono storie, vissuti e spesso drammi poco rumorosi di chi ha avuto il privilegio di non dover fare i conti con il virus e con lo strazio per la perdita di persone care, ma che ha, tuttavia, la percezione dell’insostenibilità del reale.



C’è chi lotta contro la povertà che il lockdow ha inevitabilmente causato;
chi si scontra con dei problemi di salute di altra natura che, in questo momento, potrebbero non trovare la giusta accoglienza e che potrebbero, altresì, attivare vissuti di rischio e vulnerabilità;
chi duella con il tempo perché madre o padre di bambini piccoli che, nello splendore della loro vitalità, non lasciano spazio per occuparsi di sé stessi.

Vi sono, poi, focolai domestici abitati dalle famiglie disfunzionali, dove il nemico è la violenza verbale e/o fisica spesso con minori costretti a subirla o ad assistervi senza la sensazione che ci sia una via di uscita.

Ma c’è un avversario, che per sua natura è silenzioso ed invisibile, ma non per questo meno pericoloso: il disagio psicologico o psichiatrico.

Chiuse nelle proprie abitazioni, ci sono milioni di persone in difficoltà, che rischiano danni irreparabili alla propria salute mentale, se non, letteralmente la vita. Ebbene sì, di disagio mentale si può morire! Per queste persone, un regime di isolamento forzato, in cui si deve rinunciare ai contatti umani, personali se non qualche volta terapeutici potrebbe essere una spinta verso il baratro. Le malattie mentali non sono tenuità, eppure, facilmente, nei momento di crisi, passano in secondo piano.

La verità è che nessuno è esente dalle sofferenze psicologiche che una situazione traumatica causa inevitabilmente. Gli effetti di questo momento storico surreale hanno colpito tutti e non solo le persone in difficoltà ex ante.
Basta osservarci. Dapprima la negazione del problema e la vittoria dell’onnipotenza e la sensazione di invincibilità che ne scaturisce, poi l’assalto ai treni, ai supermercati perché forse invincibili non si è. Si è poi passati ai flash mob come tentativo di portare gioia lì dove sembrava non poter esistere e poi il silenzio, segno che i sentimenti di sfiducia, tristezza e angoscia stanno vincendo ed ognuno si è chiuso pericolosamente nel suo dolore. L’ansia collettiva è percepibile, la diffidenza e la rabbia verso chi non rispetta le regole hanno raggiunto livelli altissimi.
“il tempo che stiamo vivendo, è il tempo di un trauma collettivo, se il trauma è un evento che spezza violentemente la nostra rappresentazione ordinaria del mondo introducendo la dimensione angosciante dell’inatteso, dell’imprevedibile, dell’ingovernabile” (M. Recalcati, La Reppublica).

Questa nostra guerra, con buona probabilità, sarà ancora lunga e le regole non devono e non possono essere eluse, ma che nessuno soffochi il proprio grido di aiuto. Ogni sofferenza ha il diritto di essere accolta e ascoltata. Chiedere aiuto è la sola arma che abbiamo.