Roma – Con la fase 2 è sempre di primaria importanza l’uso delle mascherine, ma ce ne sono di vari tipi.

È bene, quindi, conoscere le varie tipologie in commercio per orientarsi nell’acquisto.

Mascherine di stoffa lavabili – La soluzione più ecologica, che previene la nuova forma di inquinamento che si sta diffondendo in tutto il mondo, sono le mascherine di stoffa. Sono quelle più facili da reperire, realizzate in tessuto, sono lavabili e riutilizzabili più volte, evitano gli sprechi e l’accumulo di rifiuti che dovranno poi essere correttamente smaltiti. Queste mascherine non sono certamente le più sicure, in quanto non dotate di filtro, ma garantiscono un minimo di protezione, consentono di respirare facilmente e impediscono la propagazione delle goccioline potenzialmente contagiose.



L’unica avvertenza è quella di indossarle correttamente, facendole aderire al volto e coprendo completamente naso e bocca. Queste mascherine, come tutte le altre eccetto quelle DPI, possono essere utilizzate per uscire ma sempre nel rispetto delle distanze di sicurezza e di tutte le prescrizioni igieniche di prevenzione indicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Da quando è iniziata la pandemia, molte aziende hanno riconvertito la loro produzione iniziando a realizzare mascherine di stoffa in vari colori e tessuti. Le più comuni sono certamente quelle di cotone ma è possibile reperirne anche in canapa e bambù, decisamente più eco-friendly. Attenzione anche allo spessore. Quando si sceglie una mascherina di stoffa, infatti, è bene assicurarsi che non siano eccessivamente sottili o larghe perché questo ne riduce di molto l’efficacia.

È possibile lavare tutte le mascherine in tessuto a mano aggiungendo un additivo igienizzante all’acqua calda, oppure in lavatrice a 60°. Non devono essere stirate per non danneggiare il tessuto e non vanno messe in asciugatrice. Se vengono indossate per molte ore consecutive o in ambienti ad alto rischio di contagio devono essere disinfettate ogni sera. Se invece vendono utilizzate solo per breve tempo, come per andare a fare la spese, è possibile indossarle 3-4 volte prima di procedere al lavaggio. Dopo ogni utilizzo vanno riposte nel loro sacchetto di plastica, evitando che vengano a contatto con altre superfici.

Mascherine Filtranti – Si tratta di un nuovo tipo di mascherina da poco in commercio, è realizzata in tessuto e abbina capacità filtrante, comodità e sostenibilità ambientale. Questo tipo di mascherina, infatti, è dotata di filtri sostituibili della durata di 12 ore che possono essere cambiati facilmente. La mascherina, invece, può essere lavata comodamente a mano con acqua calda e sapone neutro oppure in lavatrice. È costruita in tre diversi strati di tessuto sovrapposti e sfrutta la nanofibra traspirante, garantendo una capacità filtrante batterica e delle polveri sottili nocive pari al 95%. Ciascuno dei tre strati della mascherina filtrante forma una barriera meccanica avanzata contro le micro particelle, per proteggere chi le indossa e chi sta loro attorno.

Mascherine chirurgiche – Sono quelle più diffuse, dal classico colore azzurro, indossare da medici e dentisti. Sono formate da due o più strati di tessuto non tessuto (Tnt) costituito da fibre di poliestere o polipropilene e sono usa e getta. Queste mascherine filtrano molto bene l’aria in uscita ma non fanno altrettanto con quelle in entrata e per questo sono definite “altruiste”. Hanno una capacità di filtraggio verso l’esterno pari al 95% quindi chi le indossa difficilmente potrà infettare gli altri, ma hanno un’efficacia solo pari al 30% contro il virus proveniente dall’esterno. Se si sceglie questo tipo di mascherina bisogna fare attenzione alla certificazione, che deve garantire la traspirabilità, la filtrazione batterica e la resistenza agli schizzi liquidi.

Questo tipo di mascherine sono usa e getta quindi una volta diventate umide, dopo circa 4 ore di utilizzo, devono essere smaltite. Tuttavia, sono state diffuse indicazioni su come sanificarle attraverso sostanze igienizzanti o vapore acqueo per poterle riutilizzare per qualche giorno. A fine vita, devono essere gettate nell’indifferenziata e non lasciate in giro o buttate per strada, come spesso sta accadendo nelle ultime settimane.

Mascherine FFP3 e FFP2 – Le indossa il personale medico negli ospedali. Sono considerate DPI (dispositivi di protezione individuale), e per questo garantiscono una elevata capacità di filtraggio dell’aria inspirata ed espirata. La numerazione progressiva (FFP1, FPP2, FFP3) sta ad indicare proprio la progressiva capacità di filtraggio dell’aria delle diverse tipologie di dispositivo. La sigla FFP sta per “filtranti facciali per la protezione individuale” e indica che la mascherina è stata prodotta nel rispetto della normativa europea EN 149-2001 che fissa gli standard di efficienza, traspirabilità, stabilità della struttura, nonché i test tecnici di biocompatibilità e le performance delle mascherine.

Mascherine N95 e KN95 – Queste mascherine sono state prodotte e certificate in Cina (KN95) e in America (N95) secondo standard qualitativi simili a quelli che certificano le mascherine FFP2 europee, ma non identici per questo occorre che sia stato apposto il marchio CE.