Gli avvocati del diavolo

(a) Torre del Greco – Il tema della religione e dei suoi rapporti con l’ordinamento statuale è un aspetto assai
delicato, che non cessa di alimentare polemiche, anche alla luce dell’ingresso, nel nostro territorio, di persone appartenenti a confessioni diverse da quella cattolica, le quali reclamano il diritto, da realizzarsi in concreto, di avere luoghi dove potere seguire le celebrazioni del loro culto. Nell’ambito di quella che può definirsi una
vera e propria guerra di religioni, si tende a trascurare un elemento di grande importanza, che dal 1984, anno al quale risale la modifica del Concordato, definisce i rapporti tra Stato e confessioni religiose: la laicità. Lo Stato è laico allorquando non si identifica con alcuna religione, ma, anzi, mantiene una posizione di equidistanza rispetto ai diversi culti. Non c’è dubbio che, a seguito della revisione del Concordato, quella cattolica non sia più la religione di Stato; quindi, non si comprende per quale motivo, almeno di diritto, alimentino tante polemiche i pur legittimi (a nostro sommesso avviso) tentativi di togliere dalle aule scolastiche e giudiziarie il simbolo religioso per eccellenza quale il crocifisso, così come si stenta a capire su quali basi giuridiche
si fondino le manifestazioni di protesta che tanti cittadini sono pronti ad inscenare non appena informati che, nel territorio in cui vivono, si vuole costruire, ad esempio, una moschea. Coloro che conducono queste
nuove crociate contro gli infedeli sembrano non tenere in alcuna considerazione la Costituzione e il Concordato; “la cultura italiana è una cultura cristiana”, dicono, intendendo, con ciò, che bisogna chiudere
le porte alle altre religioni. Che la civiltà del nostro Paese si sia formata anche su basi cristiane non c’è dubbio; è la storia a dirci ciò. Questo, però, non è un buon motivo per confondere i due ambiti: quello religioso e quello statuale, che poggiano su basi diverse, di carattere trascendente per il primo, di diritto positivo per il secondo. Di ciò il nostro Stato ha preso atto da tempo; sono in molti, però, a non volerlo capire.

Alessandro e Giovanni Gentile



Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 16 dicembre 2009