La storica famiglia ha portato l’attività manifatturiera torrese oltreoceano

(a) Torre del Greco – La famiglia Ascione, oltre ad essere tra le più antiche di Torre del Greco, vanta anche la gestione di un’azienda del corallo risalente già alla metà dell’800. Gli Ascione nel corso della storia hanno ottenuto numerosi riconoscimenti per la qualità del loro lavoro, arrivando a far conoscere l’attività manifatturiera torrese fin oltreoceano; proprio per questi meriti la famiglia venne chiamata a forgiare lo stemma reale di casa Savoia nel 1875. Abbiamo interpellato Mauro Ascione, erede di questa grande azienda, per avere delle testimonianze sul mercato del corallo di ieri ed oggi.
Signor Ascione, lei si trova impegnato in numerose attività, anche per la salvaguardia del corallo. Quali sono i motivi che la spingono?
Per me questo è soprattutto un impegno per mantenere viva la tradizione, guardando sempre al futuro dell’azienda. Questo anche per dare delle garanzie alle future generazioni.
Al giorno d’oggi, Torre del Greco è davvero l’unica capitale del corallo e della lavorazione dei cammei?
Sicuramente la qualità della lavorazione artistica torrese non ha eguali. Tuttavia questo “titolo” non è adatto per due motivi fondamentali: in primis perché oramai il basso costo della manodopera orientale riesce a mettere in difficoltà il nostro mercato, e poi perché si è diffusa la vendita eccessiva di materiale grezzo e lavorato in Cina. Credo che ciò tolga possibilità agli artigiani torresi.
Torre del Greco avrà mai un polo orafo tutto per sé?
Mi sono impegnato in prima persona per far sì che questo potesse avvenire; credo che le scelte sbagliate
della politica pesino molto in questo senso. Adesso non ci sono abbastanza prospettive di sviluppo e crescita di mercato perché ciò avvenga, nonostante esistano le piccole associazioni che si uniscono per creare un punto di riferimento.
Come sono iniziate la storia ed il prestigio della sua famiglia?
Il vincolo che lega la mia famiglia al corallo è antichissimo, ha radici nel ‘700. Iniziammo come armatori di barche per la pesca del corallo, successivamente poi è iniziata l’attività manifatturiera. A fine ‘800 avevamo già un cospicuo numero di dipendenti, anche per la richiesta che vi era in quegli anni.
Secondo lei la tradizione del corallo è ancora viva e potrà prosperare?
Credo che non si stia perdendo la passione e l’orgoglio per la nostra identità. Purtroppo sono le dinamiche dei mercati che portano una diminuzione della prosperità di questo settore. C’è un momento di difficoltà, ma credo che sia bene andare avanti, per creare delle linee guida per il futuro.
Sara Borriello
 
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 23 febbraio 2011