I legali della società armatoriale hanno scelto la strategia del silenzio, ma si è generata tanta confusione

(a) Torre del Greco – In merito alla vicenda Dimaiolines tanti sono i creditori con il fiato sospeso. Circa 400 investitori hanno chiesto di entrare nel fallimento avviando una causa. Altrettanti sono coloro che in una prima fase hanno deciso di adottare una linea morbida e molti di questi sono iscritti agli "Amici della Dimaiolines". Ricordiamo a tutti, come spiegato nel precedente numero de La Torre, che coloro che non hanno fatto la richiesta di ammissione al passivo "tempestiva", possono fare, anche tra qualche mese, quella "tardiva" senza perdere alcun diritto.
Analizzando i fatti e senza giri di parole, c’è troppa confusione. Sia a livello giudiziario, sia per quanto riguarda la natura dei crediti. In questa storia, divenuta una vera e propria guerra mediatica, gli unici a guadagnarci sono gli avvocati. Tra i legali, infatti, c’è chi accusa, chi difende e chi utilizza appieno i media.
Il penalista Romeo del Giudice ed il civilista Felice Scotto, entrambi legali della società Dimaiolines, hanno adottato la strategia del non-comunicare. Strategia, la loro, che noi de La Torre mettiamo in discussione. Vi comunichiamo le nostre perplessità: i media, comunque, esercitano pressione e non vanno tenuti in disparte e proprio per la loro scarsa comunicazione si è generata molta confusione, specialmente all’inizio della vicenda. E’ vero che ci sono indagini in corso e che per gli armatori non è prudente comunicare, ma è altrettanto vero che gli avvocati difensori avrebbero potuto emettere comunicati stampa "sobri" nei quali spiegare semplicemente i fatti, smentire le notizie inesatte apparse su alcuni giornali e mettere così un pò di ordine. Inoltre, riteniamo che se non ci fosse stato un gruppo di persone che hanno mantenuto la calma e si sono preoccupate di verificare le tante notizie fuoriuscite sino ad oggi e ad aver fatto una corretta informazione, probabilmente non sapremmo nulla di esatto.
Questo loro silenzio, questa strategia della noncomunicazione intrapresa dai legali, a nostro avviso ha creato agitazione e danni non solo tra gli investitori. Intanto, il lato giudiziario va avanti.
Ricordiamo che il 3marzo scorso si è tenuta, presso il Tribunale Civile di Torre Annunziata – sezione fallimentare, Giudice delegato Palescandolo – la prima udienza riguardante il fallimento della Dimaiolines Srl. Le sorprese e le turbolenze, in quella sede, non sono mancate: l’armatore Carlo Di Maio si è presentato in tribunale per esercitare il suo diritto alla difesa, ma si è trovato nell’impossibilità concreta di farlo. Alcuni degli investitori presenti, nei corridoi del Tribunale, hanno insultato Di Maio che, temendo per la sua incolumità, ha dovuto lasciare il Palazzo di Giustizia. Per quell’episodio, sono seguite denunce da parte dell’Amministratore delle Dimaiolines. Carlo Di Maio era invece presente all’udienza del 16 marzo, durante la quale, secondo indiscrezioni, lo stesso armatore ha contestato alcune procedure e, sembra, non abbia firmato il verbale perché le sue dichiarazioni non sono state riportate fedelmente o, comunque, in modo corretto.
Dove si sta creando confusione? Di fatto i criteri di ammissione al passivo da parte del Giudice non sono molto chiari, non se ne comprendono appieno i criteri. Perché alcuni soggetti rientrano ed altri no? E poi, come sempre sostenuto, c’è da chiedersi: ma se la società non ha un solo euro, anzi vanta perdite, a chi vengono chiesti i soldi? Conviene entrare nel fallimento o considerare l’investimento come un prestito personale?
Antonio Civitillo
 
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 23 marzo 2011