Torre del Greco – Una volta che questa emergenza sarà finita, ci sarà bisogno di ricostruire il nostro Sistema di città. Ma chi lo gestirà? Il sindaco e i suoi (pochi) accoliti che hanno dato e stanno dando prove tragicomiche in questi giorni?

Si è palesata, quasi a poterla toccare con mano, l’inadeguatezza della nostra fascia tricolore a stare al posto di comando.

Infatti, alle prime avvisaglie di questa pandemia, anziché spegnere l’incendio della paura e di una possibile esplosione sociale, lui e i suoi (pochi) accoliti si sono impantanati nella palude della burocrazia e del non si può fare.



Quello che si chiedeva e si chiede non è la perfezione nei comportamenti e nelle strategie, ma la capacità di comprendere che una comunità spaventata e in ansia non può subire quotidiane docce fredde da parte di chi non sa decidere, ma soprattutto non sa comunicare né spiegarsi.

Lo abbiamo visto, poi, il sindaco, che, come un Salvini dei poveri, si è affidato al sacro, non credendo o non sapendo che la scienza e il far rispettare le misure di contenimento bastassero per fermare l’avanzata del virus in città.

Sono arrivati, ancora, i rimproveri, non solo dai comuni cittadini: precisamente, lungo la via dell’emergenza, è stato bastonato dal governatore campano De Luca con un comunicato che parlava di un picco di 40 positivi in cui chiedeva maggiori controlli (leggasi pugno duro e coraggio).

Bacchettato finanche dal sindacato della polizia municipale, per non aver messo in sicurezza i caschi bianchi della città da possibili contagi, dopo la notizia confermata dallo stesso sindacato di un agente municipale contagiato dal coronavirus (ricordiamo che la notizia fu frettolosamente e goffamente smentita dalla comunicazione del primo cittadino).

La cittadinanza intera si è appellata dal primo momento: e quello che è stato chiesto da subito al sindaco Palomba è stato quello di fare tutto il possibile e di farlo in fretta. Ma sembra, a leggere i tragici numeri (più di 90 contagiati e 20 morti, almeno quelli accertati), che questo appello sia stato ampiamente disatteso.

Dalla presunzione dell’autosufficienza si è chiuso nella sua stanza dei bottoni del Coc ed ha rimandato al mittente le offerte di aiuto che arrivavano da varie parti.

Non solo, ha isolato anche pezzi della sua maggioranza, tant’è che, ad un certo punto, lo hanno bypassato e hanno scritto direttamente al governatore della Campania per chiedere un potenziamento del nosocomio torrese.

A differenza di molti suoi colleghi, non si è visto per strada, non si è avvertito vicino materialmente alle persone che soffrono.

Se il sindaco di Castellammare di Stabia, in piena emergenza, comunicava che sono “sospese le scadenze del pagamento dei tributi e delle rateizzazioni comunali di Imu, Tari, Tasi, Tosap, fitti di edilizia pubblica, rette degli asili e trasporto scolastico, pubblicità; sospesa l’emissione di avvisi di pagamento, ingiunzioni, intimazioni, solleciti; differita di tre mesi la scadenza del pagamento dei canoni di occupazione per i conduttori di immobili di proprietà comunale adibiti ad edilizia residenziale pubblica in riscossione presso la Soget”, il sindaco di Torre del Greco semplicemente non lo ha fatto.

Se il sindaco di Ercolano, per ridurre la presenza delle stesse persone per strada, ogni giorno, ha promosso la spesa in ordine alfabetico con la speranza di limitare il diffondersi del contagio. Il sindaco di Torre del Greco semplicemente non lo fatto.

E se lui si bea nell’aver rischiato un avviso di garanzia per essere stato lungimirante a chiudere le scuole prima ancora del Governo, lo vogliamo rassicurare di stare sereno, ricordandogli che a parargli il fondo schiena ci sono le disposizioni contenute nel testo unico degli enti locali che attribuiscono al sindaco, tra l’altro, il potere di emanare ordinanze contingibili e urgenti, in particolare, in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale.

Così come “il coraggio, uno non se lo può dare”, come balbetta don Abbondio nel 25° capitolo dei Promessi Sposi al cardinale Federigo Borromeo. Il piglio decisionista e il coraggio delle proprie scelte non sembrano appartenere al sindaco Palomba, purtroppo.

Forse ora, ma anche e soprattutto domani, c’è bisogno di pugno fermo e coraggio per arginare e contrastare l’emergenza che stiamo vivendo e per ricostruire e rilanciare il Sistema città.

Non sappiamo se il sindaco Palomba saprà trovarli. E non sappiamo se saprà gestire la bomba sociale che già si avverte e che deflagrerà ancora più forte al termine dell’emergenza sanitaria. Ma nel mentre, lunedì inizia la Fase 2: auguri.

Alfonso Ancona