La Dimaiolines dovrà risarcire due investitrici. Lo ha stabilito il tribunale di Torre Annunziata che ha pronunciato una sentenza con la quale condanna Carlo Di Maio al pagamento di una sanzione da 2.500 euro, oltre alle spese processuali, a favore di due risparmiatici che erano state accusate dall’armatore di aver presentato documentazione fasulla inerente la ricevuta del titolo obbligazionario Dimaiolines.
Dimaioline-Traghetto

IL CASO GIUDIZIARIO. Si tratta di un precedente giudiziario che rischia di far crollare l’altro giudizio, incardinato contro i quattrocento risparmiatori accusati da Di Maio proprio in tema di presunte documentazioni false.
L’avvocato Colapietro ricostruisce la complessa vicenda giudiziaria e spiega i motivi (e gli effetti prevedibili) della pronuncia dei magistrati torresi. “Come molti ricorderanno, molti risparmiatori della Dimaiolines, oltre a subire la beffa di veder volatilizzati i risparmi di una vita investiti nella società armatoriale con l’acquisto di pseudo titoli obbligazionari, hanno subito successivamente anche l’onta di essere citati in giudizio dal signor Carlo Di Maio con un atto di querela di falso, con il fine di accertare la falsità del documento stesso di ricevuta del titolo obbligazionario ad opera degli stessi risparmiatori”.
LA BATOSTA. Una batosta morale per più di 400 risparmiatori che dalla piena ragione, si sono visti accusare di aver falsificato le cosiddette cedole. Dalla ragione, in pratica, al torto. I giudici del Tribunale di Torre Annunziata hanno rigettato la domanda di querela di falso proposta da Carlo Di Maio nei confronti delle signore Anna e Margherita, in quanto il primo non aveva la legittimazione in proprio ad impugnare con querela di falso un documento che è stato emesso dalla società, ovvero la legittimazione all’azione sarebbe spettata agli organi della procedura fallimentare Dimaiolines che, ovviamente, non l’hanno fatto in quanto hanno ritenuto tali cedole regolari e provenienti dalla stessa società.
L’INNAMISSIBILE QUERELA DI FALSO. Ma i magistrati non si sono fermati a ciò. Infatti hanno ritenuto che la proposizione di un’inammissibile querela di falso contro il documento della ricevuta, attestante la percezione di somme di danaro, attività per la quale il signor Carlo Di Maio, insieme ad Angelo Di Maio e Angela Di Maio, è stato imputato, tra l’altro, del reato di raccolta abusiva del risparmio e condannati, con sentenza di patteggiamento, rappresenti una con­ dotta processuale scorretta, tale da essere sanzionato con il pagamento della somma di 2500 euro a ciascuna delle due risparmiatici, oltre alle spese di giudizio. Giustizia è fatta.
Una sentenza attesa non tanto per le condanne economiche, ma per stabilire la verità dei risparmiatori che in questi anni non solo han­ no dovuto sopportare di perdere i propri risparmi, ma anche di venire accusati di essere falsificatori di ricevute. Parliamo di 400 pretesi falsificatori che oggi finalmente possono liberarsi da questa onta e possono tornare ad essere solo delle vittime. “Questa sentenza commenta infine l’avvocato Giuseppe Colapietro – è di estrema importanza anche in quanto è ancora pendente un identico giudizio pro­ mosso da Carlo Di Maio presso lo stesso Tribunale e che vede coinvolti circa quattrocento risparmiatori e tale sentenza sarà un precedente da tenere in debita considerazione”.