Presentato il ricorso, si lavora ad un nuovo concordato con più cash. Si tutelino i piccoli azionisti!

E’ stato presentato presso la Corte di Appello, la settimana scorsa, dal consulente della DEIULEMAR Compagnia di Navigazione Spa, Astolfo Di Amato il ricorso contro la sentenza di fallimento pronunciata il 2 maggio scorso dal giudice Massimo Palescandalo del Tribunale di Torre Annunziata.
Al fallimento della società armatoriale di Torre del Greco si è giunti dopo un’istanza avanzata da alcuni creditori ed è stato sentenziato nell’udienza 18 aprile, dopo la presentazione, da parte dell’ex AD Roberto Maviglia, di concordato, ritenuto insoddisfacente dal giudice che, dopo giorni di valutazione, ha segnato nero su bianco la parola fallimento.
Dopo una serie di manifestazioni e malumori da parte degli investitori, infatti, Roberto Maviglia era riuscito a proporre un primo concordato: 30-40% in azioni (concordato che il giornale La Torre aveva ritenuto inaccettabile). Dopo altre pressioni da parte dei torresi, e dopo aver intuito che la maggioranza degli investitori non avrebbe accettato il concordato, il 18 aprile in extremis, è arrivata la seconda proposta, grazie ad un ulteriore aumento di capitale personale, il concordato è arrivato al 52% così suddiviso: 20% azioni, 20% obbligazioni e 12% contanti. Tentativi e soluzioni, queste appena descritte, che alla fine non hanno convinto la magistratura.
Una città, quella del corallo, ormai da mesi spaventata e disorientata a causa della vicenda Deiulemar. Ma a renderla ancor più in balia delle onde è stata la notizia del decesso per crepacuore, il 9 maggio scorso, del "Capitano" Michele Iuliano, deceduto durante una perquisizione in casa da parte della Guardia di Finanza.
Il ricorso – E’ stato presentato la settimana scorsa da Astolfo Di Amato e, se dovesse essere accolto, si dovrà ridiscutere del concordato. Il ricorso dovrebbe essere discusso nella prima decade di luglio, visto che il 10 luglio è stata fissata la prima udienza nella quale si dovrebbe entrare nel merito delle istanza di fallimento richieste da alcuni creditori.
La terza proposta – il fallimento è risultato una doccia fredda non solo per gli obbligazionisti ma anche per gli armatori. Secondo forti indiscrezioni, i Lembo vorrebbero mettere tutti beni a disposizione, perfino la casa nella quale abitano; i Della Gatta hanno aumentato il capitale in precedenza apportato anche con altro denaro cash. Stando a questi dati, sembra che – tra contanti, obbligazioni ed azioni – si possa arrivare al 60%.
Inoltre, sembra che la morte del comandante Iuliano abbia riavvicinato le famiglie.
Resta da comprendere se la famiglia Iuliano, e in particolare Giovanna, la figlia del comandante, vorrà realmente apportare capitali della famiglia al concordato.
Se ciò dovesse avvenire la percentuale potrebbe salire considerevolmente.
Di fatto il concordato, con un buon anticipo in contanti e tutelando al massimo piccoli azionisti ed obbligazionisti (vedi precedenti articoli), con uomini giusti al posto di comando, potrebbe, e sottolineiamo potrebbe, essere una soluzione interessante.
Antonio Civitillo

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 30 maggio 2012