Territorio

(a) Torre del Greco – Non vogliono clamore. Nonostante lo squittio dei ratti, della scarsità di acqua e dei cumuli di rifiuti accatastati all’interno del campo in cui vivono. Nemmeno una smorfia di dissenso quando gli si spiega che l’amministrazione comunale ha soppresso 18.000 euro inizialmente destinati per ‘misure a favore della comunità Rom’. Fondi inizialmente previsti in bilancio, ma poi subito sacrificati per far quadrare i conti del municipio. Ma a loro sta bene così. “Sono sei anni che oramai viviamo qui – ci spiega un capofamiglia – stiamo bene e abbiamo poco da chiedere”. Discreti e riservati. Ma anche estremamente umili. Vengono da Suceava, la città romena tristemente nota per le malformazioni infantili causate da nubi tossiche. Da quando sono a Torre la cronaca nera non li ha mai riguardati. Un aborto spontaneo, una ferita alla mano di un bimbo ed uno stabile avvolto dalle fiamme: gli unici tre episodi che hanno reso meno ectoplasmatica una comunità di per sé già fantasma agli occhi di cittadini ed istituzioni. Venticinque famiglie, circa 150 persone e tantissimi minorenni. Qualcuno frequenta la scuola. Gli insegnanti li aiutano e donano loro quaderni, penne e matite. Gli uomini cercano un impiego a cottimo da manovali, le donne elemosinano e i ragazzi allungano e poi stringono la fisarmonica tra i vagoni dei treni della circumvesuviana. Via dei Monaci è la loro fermata. Pochi metri e imbocchi una traversa. Via Agnano, ex complesso Iris. Capannoni abbandonati, caravan e un largo spiazzo dove alcuni uomini chiacchierano tra di loro. Sui lati del campo immondizia e materiale di risulta edile. “Da quando viviamo qui non è mai cambiato nulla”, tiene a precisare chi risponde alle nostre domande. “Ci sono molti topi, di giorno e di notte, e quella fontanina che vedete laggiù è l’unica fonte d’acqua che abbiamo”. Alcuni mesi fa la visita degli assistenti sociali per vaccinare i bambini. Poi nessuno più si è interessato di loro. Ci avevano provato alcuni consiglieri del Partito Democratico a discutere sul ‘degrado in cui versa il campo Rom’, ma l’ultimo consiglio comunale è finito in rissa. E dei Rom non se n’è parlato. Come non detto.
Niar
 
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 4 maggio 2011