Avvocati del Diavolo – In tempi, come quelli che viviamo, di crisi economica è normale che le persone tentino la fortuna al gioco: l’assenza di una occupazione lavorativa o, comunque, la necessità di fare fronte alle molteplici spese della vita quotidiana spingono molti a sfidare la sorte, nella speranza, il più delle volte vana, di un riscatto sociale o anche solo di una qualunque g ratificazione economica. Sin qui nulla di particolarmente disdicevole, se non che, spesse volte, il rapporto che le persone finiscono per avere con il gioco assume connotati di carattere patologico: si parla, in questi casi, di “ludopatia”.

Da molti, allora, provengono riflessioni sulla opportunità di interventi normativi che possano arginare quella Giustizia-Toghe

che è divenuta una vera e propria piaga sociale; tra questi non sono pochi coloro che ritengono che il gioco e le scommesse sarebbero addirittura da vietare. Da parte nostra riteniamo senz’altro condivisibile l’idea che il legislatore debba intervenire per porre un freno alla diffusione indiscriminata del gioco e delle scommesse; l’approccio proibizionista, però, non ci pare possa dare adeguata soluzione al problema. Cosa si può fare, allora? Tanto per cominciare, sarebbe utile, almeno a parer nostro, vietare (come per le sigarette) la pubblicità dei vari giochi e sistemi di scommesse, che, oggigiorno, vengono propagandati in maniera indiscriminata. Inoltre, il carattere estremamente diffuso sul territorio dei punti di scommesse e, più in generale, dei locali dove è possibile giocare suggerisce di ridurre fortemente il numero degli esercizi commerciali abilitati allo svolgimento di queste attività; anche in questo caso, come per la pubblicità, per non incoraggiare (senza demonizzarla) la pratica del gioco. La scelta proibizionista, invece, senza garantire adeguato argine al fenomeno, avrebbe come effetto inevitabile quello di regalare alla criminalità organizzata la gestione del mercato, divenuto clandestino, del gioco e delle scommesse.
Alessandro e Giovanni Gentile


Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 4 giugno 2014