Una corsa contro il tempo per salvare 13 vite umane, di cui 12  ragazzini , vinta con straordinario successo. Di poco fa l’epilogo felice, atteso, invocato e per nulla scontato: tutti i ragazzi della squadra dei “Cinghiali”, per più di due settimane prigioniera nella grotta di Mae Sai in Thailandia, e il loro allenatore sono finalmente liberi. L’intero gruppo , dopo aver  passato quasi 19 giorni nelle viscere della montagna, è stato liberato grazie a uno sforzo congiunto di soccorritori internazionali, in primis dei Navy Seals thailandesi. Un formidabile e fortunato mix di fattori ha giocato a favore della salvezza: il fisico temprato dallo sport, le menti capaci di vincere il panico grazie a tecniche di meditazione, tipiche della cultura locale, un team iperqualificato di sub, medici ed esperti in speleologia estrema, tutto questo ha fatto sì che si rendesse possibile l’impossibile.

Ma c’è un altro fattore da non sottovalutare , ovvero la coesione e la condivisione di milioni di persone di angoscia prima, di preghiera e “pensiero positivo” poi, che hanno alimentato per settimane una sorta di “megaconnessione” globale di energie da indirizzare in un’unica direzione, la salvezza di 13 giovani vite innocenti.

Per una volta si è assistito ad una comunione di idee e sentimenti a livello pressoché planetario, qualcosa con pochi precedenti, almeno in epoca recente.



Moltissima gente, in questi giorni,  ha continuato il proprio quotidiano,  ma con il pensiero fisso a quelle creature smagrite, dai grandi occhi intelligenti e dai modi sorprendentemente composti, anche in una situazione altamente drammatica.

Una lezione di vita per un’umanità che troppo spesso dimentica cosa vuol dire la solidarietà e l’abnegazione, presa da personalismi e da pulsioni individualistiche.

Il pensiero, probabilmente, in queste ultime frenetiche ore è corso a giovanissimi eroi della cronaca recente : Ciro, il bimbo-eroe di Ischia, premiato da Mattarella, che salvò i suoi fratelli durante il terremoto dello scorso agosto a Casamicciola. Tutti ricordiamo il suo coraggio dopo il sisma , quando, bloccato per molte ore insieme al fratellino di 7 anni sotto le macerie della propria abitazione, mantenne un incredibile sangue freddo, sostenendo psicologicamente il fratello e cooperando con i soccorritori,  che li trassero entrambi in salvo.

Cosi come straordinariamente coraggiosi furono i piccoli miracolosomante riemersi dalla tremenda valanga che sommerse un hotel a Rigopiano, lo sorso 18 gennaio del 2017.

Purtroppo, in un passato un po’ meno recente, un piccolo bimbo, Alfredino Rampi, caduto in un pozzo artesiano in una frazione di campagna vicino a Frascati,  lungo la via di Vermicino,  dopo quasi tre giorni di tentativi falliti di salvataggio, morì dentro il pozzo, a una profondità di 60 metri. La vicenda ebbe grande risalto sulla stampa e nell’opinione pubblica italiana, con la diretta televisiva della Rai durante le ultime 18 ore del caso, destando grande sgomento negli italiani.

La vicenda dei giovanissimi calciatori thailandesi non è un “semplice” caso di cronaca conclusosi bene, ma ci piace pensare sia molto di più: uno scossone delle coscienze addormentate di un mondo che, per una volta, ha messo da parte il proprio ego per fondersi in una coscienza collettiva più dignitosa.

Marika Galloro