“In linea di principio lo spray nasale israeliano è composto da una formulazione di per sé piuttosto semplice, a base di un principio attivo utilizzato in colliri o altri preparati medicali, e acido citrico, contenuto nel succo di limone. Sebbene non vi siano studi ampi e randomizzati per valutare la sua efficacia, in base allo stato attuale delle conoscenze il presidio potrebbe essere valido”.

Lo spiega all’AGI Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igm), commentando la recente diffusione del farmaco Taffix, uno spray nasale attualmente in vendita pubblicizzato come un prodotto in grado di prevenire il contagio da agenti patogeni per via nasale, sviluppato dagli esperti dell’Università of Haifa, in Israele.

“L’ipromellosa forma una pellicola di gel che rappresenta una barriera fisica all’ingresso del virus – sostiene il ricercatore – e simula quello che succede con il raffreddore, ispessendo il muco, una difesa primaria dell’organismo. Questa sostanza si usa già in diversi presidi come mezzo per veicolare il principio attivo, perché prolunga l’effetto di rilascio del farmaco e rende le sostanze efficaci nel tempo”.



Il direttore dell’Igm aggiunge poi che lo spray è a base di acido citrico, che abbassa il pH della mucosa a 3,5, per cui l’acidificazione dell’ambiente inibisce il virus, danneggiando e denaturando la proteina spike. “Oltre alla barriera fisica della pellicola c’è anche quella chimica – afferma Maga – e finora non sono stati osservati effetti collaterali. Gli autori di questo studio sostengono quindi che il presidio, a base di composti noti o naturali, possa essere un buon ausilio per evitare il contagio, ma sottolineano anche che non deve assolutamente sostituire le misure di contenimento della pandemia già in atto, come l’uso della mascherina, il distanziamento, la sanificazione e la corretta igiene delle mani”.

L’esperto cita anche un lavoro dell’Università del Texas, che ha dimostrato l’efficacia del composto nel neutralizzare il virus in colture cellulari in laboratorio. “In caso di situazioni potenzialmente a rischio – osserva il direttore dell’Igm – il Taffix potrebbe quindi essere utilizzato come ulteriore presidio. Secondo gli scienziati israeliani, inoltre, lo spray fornisce una protezione da agenti virali per circa cinque ore, ma c’è da ricordare che, come tutti i preparati che alterano l’acidità della mucosa, non dovrebbe essere somministrato in modo costante o potrebbe danneggiare i tessuti”. “In linea di principio, dunque – conclude Maga – si tratta di un prodotto valido, che deve tuttavia essere utilizzato con le dovute precauzioni e non deve sostituire le precauzioni e le misure già in atto”.