Prendi una sfida da non poter perdere, quella tra due squadre prime in classifica a pari punti: Sessana – Turris. Prendi una tifoseria, quella della Turris, che in trasferta ha sempre seguito in modo massiccio la propria squadra al punto da rendere legittimo il coro “si gioca in casa”. Prendi poi un campo (perdonateci, ma uno stadio è un’altra cosa) che di settore ospiti non ha nulla (né il nome settore, visto che la definizione più corretta sarebbe quella di pollaio, né la dicitura ospiti, perché di ospitale non c’è stato veramente nulla) e che impone l’ingresso ai soli primi cinquanta fortunati che tagliano per primi il traguardo (è sembrata più una Tifosi-Turris-2014

formula da televendita dei materassi: le prime cinquanta telefonate riceveranno in omaggio anche un televisore). E dal cinquantunesimo (il primo dei “non eletti”) in poi? Come reagiranno tutti quelli che arrivati fuori al settore ospiti, convinti di rientrare nei cinquanta, troveranno il cancello chiuso? Si scatenerà la loro rabbia e a quel punto apriti cielo. Per buona pace di testate nazionali, siti, giornali e giornaletti che potranno cavalcare la notizia (o luoghi comuni?) per più giorni e vendere qualche copia in più o avere qualche click in più (tutto fa brodo in tempi di crisi). Senza che i loro inviati fossero presenti, ovviamente.
Perché il copia e incolla è diventato ormai sport nazionale. Avevo sognato di aprire stamattina giornali e siti (nazionali e non) e di leggere la notizia del comportamento esemplare tenuto ieri dai cinquanta “fortunati” e dai “non eletti”: ah già, ma i sogni son desideri e i comportamenti esemplari non fanno notizia. O forse sì. Perché i fortunati rinchiusi nel pollaio (tra alberi caduti, erbacce e difficoltà varie) hanno tenuto un comportamento ineccepibile per tutta la partita, pur avendo a portata di mano pietre ed oggetti vari che avrebbero potuto lanciare in campo senza alcuna difficoltà (cioè senza essere campioni olimpionici di lancio del peso, del disco o del giavellotto). Ma esemplare soprattutto il comportamento di quelli rimasti fuori (non pochi) che non solo non hanno creato disordini, ma hanno incitato la propria squadra dall’esterno, quasi come se stessero vedendo lo stesso la partita. Infine, gli applausi e gli incitamenti dei “fortunati” e dei “non eletti” per i propri beniamini reduci da una sconfitta (che brucia) in una gara importantissima.
Ma no, tutto questo non fa notizia: lo avrebbe fatto la carica della polizia atta a sedare la “follia ultrà” per entrare senza biglietto o, ancora meglio (in termini di vendite e click), una guerriglia urbana. Lo avrebbe fatto il lancio di oggetti in campo o invasioni. Lo avrebbe fatto la feroce contestazione nei confronti di una squadra sconfitta. Raccontare quello che accade, positivo o negativo che sia, è notizia. Non solo quello che fa vendere copie o conquistare qualche click in più…
Andrea Liguoro