E’ iniziata, due giorni fa, la più anomala, singolare, stagione calcistica dell’affascinante storia di questo sport. Partite a porte chiuse (a Parma, circa mille spettatori, a titolo sperimentale), prescrizioni igienico-sanitarie da rispettare in campo e fuori, calendario stravolto, possibilità di continui rinvii delle partite in programma.

Come se non bastasse, un calcio-mercato ancora in atto, che rischia di modificare radicalmente la struttura e la ‘consistenza’ delle compagini a campionato in corso. Mai era successo che le squadre, alla partenza, fossero così ‘provvisorie’; persino la Juve, che solitamente brilla per tempestività nella programmazione, è ancora alla ricerca di un attaccante centrale cui affidare il compito di finalizzare le azioni. Il discorso che stiamo affrontando, naturalmente, riguarda anche il Napoli. Quale sarà il suo assetto definitivo di squadra, una volte terminati acquisti e cessioni? Ieri, all’ora in cui in tutte le case che si rispettano si accendono i fornelli per preparare il ‘sacro’ desinare domenicale, (ci piacerebbe sapere ‘quanti’ tifosi prediligono la partita ante-prandium!), il Napoli è sceso in campo al Tardini, con il Parma a contendergli i tre punti in palio.

Contendere i tre punti? Si fa per dire! I ducali, per tutto il primo tempo, si sono esclusivamente difesi, ben attenti a non superare la linea di centrocampo! Hanno modificato solo lievemente quest’atteggiamento quando, nella ripresa, gli azzurri sono ‘passati’ due volte, meritatamente e grazie all’innesto del giovane Osimhen, che ha dato una scossa alla squadra, anch’essa nella prima parte dell’incontro quasi in catalessi.



Al di là della pochezza avversaria, dobbiamo rilevare che, comunque, in attacco ci sono segnali confortanti, e non solo in relazione alle potenzialità del neo-acquisto nigeriano. La difesa è apparsa impenetrabile, ma il dato va riconsiderato quando andremo ad affrontare linee avanzate di maggiore spessore, rispetto ai parmensi. A centrocampo, poco da segnalare, anche se l’assenza di un ‘catalizzatore del gioco, di un metronomo, si avverte distintamente.

E siamo giunti al punto nodale del nostro discorso: ‘liberandoci’ di alcuni giocatori (vedi Younes, Ounas, Malcuit, Ghoulam) potremmo mettere insieme un discreto gruzzoletto, da utilizzare per l’acquisto del centrocampista di cui sopra e di un terzino di fascia sinistra, il titolare, perché il buon Mario Rui, a nostro avviso, può solo fungere da riserva. Va bene, ma se contestualmente alle ‘entrate’ dovessimo dare l’addio a Koulibaly e a qualche altro difensore ancora in disaccordo con la società? E se pure nella fascia nevralgica del gioco, a centrocampo, oltre al già ‘dimenticato’ Allan, si pensasse di fare cassa cedendo, per esempio, Zielinski o il richiestissimo Ruiz?

La rosa attuale, seconda certamente a quella juventina ma, nel complesso, competitiva con tutte le altre compagini del campionato, non sarebbe più tale se depauperata di tanti elementi di spicco. Ecco spiegata la ragione per la quale ci chiediamo: quale sarà il Napoli che vedremo all’opera nel campionato appena iniziato? E non dimentichiamo neppure la “questione-Meret”. Gattuso sembra aver fatto la sua scelta, e non la discutiamo: Ospina è il portiere titolare… Ma si può lasciare ‘languire’ in panchina un giovane talento come Meret, peraltro già nel giro della nazionale maggiore? Forse sarebbe il caso di pensare per lui ad un prestito, magari anche all’estero, perché il ragazzo maturi le necessarie esperienze. Lo si dovrebbe, ovviamente, sostituire con un buon portiere che non si faccia venire i ‘mal di pancia’ e accetti di buon grado il ruolo di secondo.
Ernesto Pucciarelli