Gli avvocati del diavolo

(a) per gli abbonati o in edicola – L’estate che volge al termine ha portato alcune novità normative, dettate, almeno nelle intenzioni del legislatore, dalla necessità di meglio tutelare la pubblica sicurezza. Tra le novità del sistema normativo del nostro Paese troviamo l’art. 341 bis del Codice penale, che segna il ritorno del reato di oltraggio a pubblico ufficiale, a suo tempo abolito. Rispetto all’abrogato art. 341, l’art. 341 bis introduce alcuni elementi nuovi: l’offesa, infatti, deve avvenire in luogo pubblico o aperto al pubblico e alla presenza di più persone; deve riguardare allo stesso tempo l’onore e il prestigio del pubblico ufficiale (la vecchia norma recitava: “l’onore o il prestigio”) e deve avvenire mentre questi compie un atto del suo ufficio; la pena, infine, è aumentata fino a tre anni e può subire un aggravio laddove l’offesa consista nell’attribuzione di un fatto determinato. A tale norma, quindi, la ‘responsabilità’ di tutelare i pubblici ufficiali dagli attacchi, verbali o scritti, che ledano il loro onore e prestigio, nella (remota) speranza che l’art. 341 bis abbia una reale efficacia deterrente. Da parte nostra, comunque, nutriamo forti dubbi in merito all’utilità di reintrodurre nel nostro ordinamento il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, considerato, da un lato, che le condotte attualmente rientranti nella previsione della nuova norma assumevano, anche in assenza di questa, rilevanza penale, ad esempio in base all’art. 595 c.p. (ingiuria), e che non sussisteva, e non sussiste, assolutamente una situazione di emergenza per l’onore e il prestigio dei pubblici ufficiali, tale da giustificare una riedizione del reato in questione. Ancora una volta, dunque, assistiamo ad un’iniziativa dal significato essenzialmente simbolico, priva, cioè, di una reale giustificazione dal punto di vista di una seria politica di prevenzione del crimine. Quello che è reato ora lo era anche prima, e non riteniamo che una normativa più dettagliata aggiunga molto alla difesa dei pubblici ufficiali.

Giovanni e Alessandro Gentile



Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea de La Torre 1905 in edicola il 23 settembre 2009