GLI AVVOCATI DEL DIAVOLO

In questi giorni, a seguito delle dichiarazioni rese dal Ministro della giustizia, si è tornato a parlare del (famigerato?) braccialetto elettronico, di cui, alcuni anni fa, fu avviata, nel nostro Paese, una sperimentazione, la quale, tuttavia, non ebbe alcun seguito, visti gli scarsi risultati ottenuti e i costi eccessivi di tale sistema di controllo a distanza. Le parole del ministro hanno suscitato reazioni non proprio positive, appunto perché i commentatori non hanno potuto fare a meno di ricordare la negativa esperienza italiana nell’utilizzo del braccialetto elettronico. Da parte nostra, tuttavia, riteniamo che lo spazio per una nuova sperimentazione di tale dispositivo possa, e debba, essere trovato, anche alla luce dei progressi tecnologici che dovrebbero essere in grado di scongiurare gli inconvenienti che furono rilevati allorquando, per la prima volta, venne provato il funzionamento di tale dispositivo. D’altra parte, se vogliamo trovare davvero un’alternativa alla sanzione carceraria, occorre operare su piani diversi: è più che giusto, infatti, chiedere che venga portata a compimento la depenalizzazione di fatti che, pur costituendo reato, non presentano un elevato grado di offensività; così come è opportuno che la limitazione della libertà personale segua solo a reati di una certa gravità; riteniamo, però, che i tempi siano ormai maturi per riconsiderare anche le stesse modalità di privazione della libertà individuale, alla quale, ovviamente, non può non farsi ricorso in caso di commissione di reati gravi. Dal punto di vista concettuale, quindi, non dovrebbero esserci difficoltà a concepire la restrizione dell’altrui libertà in termini diversi da quelli tradizionali, anche, quindi, come controllo a distanza di colui abbia commesso reato; se, allora, la tecnologia viene incontro ad una simile possibilità, perché non tentare una nuova sperimentazione del braccialetto elettronico o, comunque, di dispositivi che possano offrire idonee garanzie nel frenare le condotte criminali?
Alessandro e Giovanni Gentile

 
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 7 dicembre 2011