Negli ultimi tempi si è registrata, purtroppo, una recrudescenza di episodi criminali nel contesto del napoletano, con una serie di omicidi che hanno destato grande allarme, e non poteva essere diversamente, tra la popolazione. Come spesso accade in occasione del ripetersi di fatti di sangue, tra i rappresentanti Giustizia-Toghe

delle istituzioni non è mancato chi, giustamente, ha invocato una maggiore presenza di forze dell’ordine sul territorio, al fine di porre un argine ad un fenomeno così preoccupante. Magistrati e forze dell’ordine, del resto, non sono rimasti inerti dinanzi al dilagare della criminalità: alcuni giorni fa, infatti, si sono avuti numerosi arresti tra uomini appartenenti alla camorra, con buona pace di coloro che, spesso, criticano l’operato delle autorità preposte alla prevenzione e repressione dei reati. Come, però, abbiamo già avuto occasione di dire in passato, l’intervento di tipo repressivo, così come l’attività di prevenzione del crimine svolta dalle forze dell’ordine, appare del tutto insufficiente ad arginare il fenomeno criminale, segnatamente quello della criminalità organizzata, dato che detto fenomeno affonda le sue radici in un contesto, economico, culturale, sociale, nel quale bisognerebbe incidere anche con altri strumenti, al fine di creare una seria alternativa per coloro che rischiano di operare la scelta delinquenziale. Lo stato di abbandono in cui versano molti quartieri, privi di illuminazione, di punti d’incontro per i giovani, di servizi essenziali per il vivere civile, di certo non favorisce la legalità; così come pure non favorisce la legalità la mancanza di lavoro, endemica in alcune aree del Paese e l’assenza di un’operazione culturale, che parta dalle scuole e dal contrasto all’abbandono scolastico, che consenta di sradicare la sotto-cultura della violenza e della sopraffazione, che pure caratterizza parte della nostra società.
Alessandro e Giovanni Gentile

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 23 settembre 2015