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Ogni decennio, o per meglio dire, ogni anno, si caratterizza per le tendenze che lo hanno accompagnato. I tagli squadrati, gli abiti e i cappotti dritti come una tunica, le stampe geometriche e i colori forti ci ricordano gli anni’70; mentre paillettes a profusione, stampe pop, colori fluo, stile kitsch e capelli cotonati richiamano alla memoria i mitici anni ottanta. A distanza di circa 40 anni, si possono dire abbandonati quei cari e vecchi stili che hanno lasciato spazio a mode molto più bizzarre e stravaganti. Al giorno d’oggi sono i giovani a dettare le regole del buon gusto e della moda in senso lato, anche se non sempre questo può essere considerato un fattore positivo. Uno dei fenomeni che maggiormente affligge il ragazzo del XXI secolo, infatti, è la “massificazione”, ovvero l’adeguazione alla massa. Come si sa il termine “tendenza” non abbraccia solo il campo della moda, ma ha una prospettiva ben più ampia che va dal linguaggio al modo di comportarsi se non, addirittura, alla gestualità. Spesso accade che un giovane, pur di essere accettato in un gruppo, sia disposto ad annullare la propria persona per seguire, per l’appunto, la moda. Questo significa scendere a compromessi, uniformarsi con la società e piegarsi dinanzi alle condizioni che essa stessa detta. Se si indossano pantaloni, così detti, “a zampa di elefante” si viene considerati “retrò”. Per non parlare poi delle scelte musicali. Se qualcuno decide di ascoltare brani di Lucio Battisti, dei Duran Duran, degli U2 o dei Pooh viene considerato “old” oppure “out”. Insomma addio all’ anticonformismo. Per ottenere qualcosa bisogna adeguarsi che lo si voglia oppure no.

Alessia Rivieccio
 
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola l’11 luglio 2012