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Nel XXI secolo parlare di ambiente, soprattutto ad una componente giovanile, è un qualcosa di vitale importanza. In un mondo che si avvia, con ritmi pressoché rapidi, verso l’autodistruzione è necessario che le generazioni future acquisiscano quei valori ambientali per recuperare la possibilità del progetto del futuro riconoscendosi nel valore dell’acqua come bene comune, nel No al nucleare come possibilità di sicurezza esistenziale e nel rispetto di quanto ci circonda. Ma nello specifico, i giovani sono preoccupati per la questione ambientale? Secondo uno studio realizzato dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori in collaborazione con GfK Eurisko, circa il 71% dei giovani dichiara di essere “molto o abbastanza preoccupato” per i problemi ambientali e che 7 intervistati su 10 sostengano che il contributo individuale sia fondamentale per il miglioramento delle condizioni dell’ecosistema. Ma, effettivamente, qual è il vero modo di comportarsi del giovane italiano? A fare chiarezza è stato uno studio portato avanti nel 2006 dal Censis per conto dell’Istituto Nazionale di Studi di Scienze Biosociali. Durante questo studio, il 55,3% dei giovani dichiara di “evitare di manomettere la marmitta del motorino”; l’86,9% sostiene di “chiudere bene il rubinetto”; il 52,5% afferma di “non gettare rifiuti o mozziconi di sigarette per terra”. Dunque, almeno in quest’ambito, non si può dire che i giovani siano carenti o almeno si spera. L’importante è che si acquisti sempre maggiore consapevolezza di quanto affligge il nostro ambiente e che si faccia di tutto per riappropriarsi della scenografia di un pianeta fin troppo degradato.
Alessia Rivieccio
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 30 maggio 2012