GLI AVVOCATI DEL DIAVOLO

Da alcuni giorni si è tornato a parlare, per il nostro Paese, di "emergenza sicurezza". Quello della sicurezza, si sa, è un tema assai caro ai cittadini, che viene perciò cavalcato dalle forze politiche in perenne caccia di consensi e voti. La coalizione che è uscita vittoriosa dalle ultime elezioni politiche ha avuto la meglio, del resto, sugli avversari anche perché ha mostrato di voler assumere un atteggiamento di intransigenza nei confronti di coloro che delinquono, restituendo, così, la serenità ai cittadini. Poco importa, allora, se le statistiche ci dicono che il tasso di delinquenza, in Italia, non è affatto in aumento; i media continuano ad alimentare questa sensazione di insicurezza, ricordandoci ogni giorno che uno straniero (meglio se romeno) ha commesso un delitto, che un pericoloso soggetto, "uscito grazie all’indulto", come vuole la formula di rito, è tornato puntualmente a delinquere, che l’Italia è invasa da clandestini pronti a commettere qualunque reato. Mai si sente parlare, invece, di coloro che in galera ci vanno e ci rimangono, magari in attesa di essere giudicati, degli stranieri che, quand’anche clandestini, lavorano, dei problemi di inserimento sociale di chi esce di prigione e non ha alternative innanzi a sé, se non quella di tornare a delinquere. Gli Italiani si sentono insicuri; è questo quello che conta. E allora è normale che dal Governo giunga come segnale quello della prossima istituzione, a Milano, Roma e Napoli, di Commissari straordinari per l’emergenza Rom e della possibile sospensione del Trattato di Schengen, che i sindaci invochino pene esemplari per fatti che conoscono a mala pena e, più in generale, un inasprimento delle pene alla luce dei recenti episodi di cronaca. Si respira un clima pesante nel Paese; la sete di giustizia dei cittadini, alimentata dagli organi di stampa, può portare all’approvazione di leggi fortemente repressive, illiberali, che finiscono per non sortire altro effetto che quello, appunto, di limitare le libertà individuali, senza, però, dare una risposta concreta al bisogno di sicurezza di ciascuno.
Giovanni e Alessandro Gentile

Articolo già pubblicato su La Torre 1905 cartaceo – Anno CIII n° 10 – mercoledì 21 maggio 2008