AVVOCATI DEL DIAVOLO

In un periodo così difficile dal p unto di vista economico sentiamo spesso parlare di liberalizzazioni, quasi una parola magica dietro la quale si cela la volontà di dare vita ad una deregolamentazione in vari settori dell’economia del Paese. A dire il vero, occorre riconoscere che detta volontà è stata tradotta in pratica in vari ambiti della nostra economia, attraverso l’approvazione di norme che hanno coinvolto anche le professioni, non ultima quella di avvocato. Ora, chi scrive non vuole certo apparire come difensore a oltranza di interessi di categoria o, peggio ancora, come sostenitore di privilegi di ‘casta’ che andrebbero, invece, aboliti in nome della tutela dei diritti dei consumatori; non c’è dubbio, però, che le norme, di recente approvazione, che incidono sulla professione di avvocato rischiano di snaturare la professione stessa, a danno innanzitutto degli utenti. Senza entrare nel dettaglio delle norme che riguardano gli avvocati, occorre fare presente che i recenti interventi normativi vanno sempre più nel senso della sostanziale equiparazione del professionista all’imprenditore. Ciò è vero soprattutto se si fa riferimento all’ingresso di soci di capitali negli studi professionali e, più in generale, ad una impostazione – si veda l’abolizione delle tariffe professionali – che sembra privilegiare, in ordine alla prestazione dell’avvocato, l’aspetto economico (in sostanza, il quantum di onorario richiesto dal professionista) rispetto al criterio di scelta fondamentale sulla base del quale il cittadino dovrebbe decidere di rivolgersi ad un determinato avvocato, ossia la preparazione e la competenza di questi. Da parte di chi scrive, dunque, si esprimono forti dubbi in merito al fatto che questo tipo di liberalizzazione sortirà l’effetto di migliorare il servizio offerto ai cittadini. Quello che ne deriverà sarà, essenzialmente, un gioco al ribasso, nel quale chi ci rimetterà sarà innanzitutto gli utenti, con buona pace di chi pontificava sulla tutela dei diritti di costoro.
Alessandro e Giovanni Gentile Annuncio

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 13 giugno