GLI AVVOCATI DEL DIAVOLO

Le cronache degli ultimi tempi riferiscono di numerosi episodi criminali, attualmente oggetto d’indagine, sui quali si è concentrata l’attenzione dell’opinione pubblica, complice il risalto, del resto più che giustificato, a questi episodi offerto dai media. L’uccisione della ragazza nella metropolitana di Roma, i presunti casi di pedofilia di Rignano Flaminio hanno destato e continuano a destare forti emozioni in tutto il Paese, determinando, però, e non poteva essere altrimenti, anche un clima di generale insofferenza, che costituisce terreno ideale per l’affermazione di una pericolosa mentalità giustizialista. Non è un caso che le scarcerazioni decise dal Tribunale del riesame e dal g.i.p. nell’ambito dell’inchiesta sui fatti di Rignano Flaminio hanno generato molte reazioni negative, che, tuttavia, non si capisce bene su quali elementi trovino sostegno, considerato che un giudizio sereno ed obiettivo sull’intera vicenda richiederebbe una profonda conoscenza degli atti d’indagine, che, almeno per il momento, costituisce patrimonio di ben poche persone, tra le quali, in testa, figurano i magistrati e gli avvocati che del caso si stanno interessando. Eppure l’uomo della strada esprime (legittimamente, ci mancherebbe!) giudizi su cose che, però, non conosce; la gente si scandalizza per le scarcerazioni facili, neppure sfiorata dall’idea che possano mancare, nel caso di specie, quei gravi indizi di colpevolezza che rappresentano un presupposto indispensabile per l’applicazione di una misura cautelare. La televisione, da questo punto di vista, potrebbe svolgere un ruolo importante, di tipo educativo, spiegando il funzionamento del procedimento penale, ricordando che il nostro ordinamento sancisce, a livello costituzionale, il principio di non colpevolezza e che la cessazione di una misura cautelare non significa che la giustizia non farà il suo corso. Ma a questi temi argomenti viene dedicato poco spazio, qualche riferimento per inciso, e ciò contribuisce ad alimentare sfiducia nella giustizia e ad accrescere la sensazione di uno Stato indulgente nei confronti dei criminali.
Giovanni e Alessandro Gentile