Dopo già due dimissioni “irrevocabili” ritirate in extremis, ecco la terza dimissione “irrevocabile” in soli 10 mesi mentre la città è alla canna del gas
Per non disturbare il disimpegno di Malinconico, il governicchio che lo sosteneva si guarda bene dall’intervenire sulla partita delle dimissioni. Ma il tempo passa e il 3 febbraio (giorno in cui le dimissioni saranno definitive) si avvicina. Nessuno (ma diciamo una bugia) vuole il ritorno del 67enne penalista Malinconico. La terza dimissione in 10 mesi basta e avanza per qualcuno.
E come si vede, nessuno ci lavora alacremente per una soluzione che n on vada oltre agli scenari di nuove elezioni comunali. A nessuno, fino ad ora, sembrerebbe essere stato affidato il ruolo di ambasciatore presso Casa Malinconico p er far sì che l’avvocato dal capello bianco ottico possa avere qualche ripensamento. Gennaro chiuso nel suo studio sta cercando di mettere fine a quel difficilissimo puzzle che si chiama Governo della città, anche se Gaetano Frulio e il resto della compagine che lo ha accompagnato fino a questo punto nell’esperienza disarmante della sua sindacatura quando sentono questo termine s’incazzano. I problemi (per loro) nascono adesso.

Ora a loro l’ingrato compito di far combaciare le caselle di una esperienza che li ha resi politicamente più deboli con la voglia di misurarsi nuovamente con il voto popolare. La storia è trita e ritrita, il “noleggio” di un “sindaco della società civile” probabilmente, qualcuno di loro, pensa che sin dall’origine è stato sovradimensionato, e la scelta di dare a lui la possibilità di scelta sulla forma della prima giunta tecnico-politica ora peserà in termini di voti costringendoli volente o nolente ad una robusta cura dimagrante, se nel caso (come pare probabile) ci sarà la discesa in campo di Ciro Borriello (ma anche senza). Scontata, si dice in giro, e ormai non fa più notizia la voglia matta di Borriello di misurarsi nuovamente con la possibilità di guidare la quarta città della Campania.
Questa sicurezza che si respira in giro, pompata dai ricordi delle persone che lo incontrano per strada e gli chiedono fortissimamente di candidarsi hanno come effetto quello di dare una forte scossa al centrosinistra cittadino. A queste voci traballano le infrastrutture sulle quali si poggiano le flebili speranze degli uomini del Pd e di Sel di sedere di nuovo in maggioranza. Ai centristi, invece, è facile, nell’ipotesi della nascita di un grosso contenitore di mezzo, che venga concesso l’onore delle armi con la guida di un’alternativa al più che probabile strapotere dell’ex parlamentare di Forza Italia nelle prossime comunali maggio. Nella lontanissima ipotesi, invece, che ci dovesse essere un ricongiungimento di quella che è stata la maggioranza in questi 20 mesi e più a Palazzo Baronale e nella ancora più lontanissima ipotesi di una loro vittoria il Partito democratico dovrà mollare le deleghe agli Eventi o la vicesindacatura.
Vittorio Cuciniello (segretario Pd) però con i tempi che corrono non ci pensa affatto a lasciare le deleghe agli Eventi per cui anche se malvolentieri rinuncerebbe alla vicesindacatura, carica più onorifica che concreta visto che chi dovesse riuscire nella missione impossibile di vincere la corsa a sindaco con la stessa squadra che è stata in questi mesi al fianco di Gennaro Malinconico non gli lascerebbe spazio. Si liberebbe così la poltrona di numero due (sulla carta) che potrebbe essere assegnata agli uomini di Nello Formisano (Cd) che a sua dovrebbe lasciare (era ora) le Attività produttive.
Così facendo si otterrebbero in un colpo solo tre risultati:
1) non scontentare il Centro democratico perché gli uomini di Formisano resterebbero sempre nella (s)compagine di maggioranza (gli piacerebbe!) e quindi a tutti gli effetti membro del governo cittadino;
2) i centristi, che non sopportano, e certo non lo nascondono, la voglia di protagonismo del segretario regionale del Cd potrebbero dire che questa operazione è merito loro e che hanno fatto traslocare dagli uffici dell’assessorato alle Attività produttive il segretario parlamentare (l’uomo dal rimborso d’oro) dell’onorevole ex dipietrista facendo così contenti miglia di disoccupati torresi;
3) Formisano avrebbe un’uscita dignitosa e quindi avrebbe poco da incazzarsi. Anche perché i centristi gli indorerebbe la pillola (o la supposta) assicurandogli che non sarebbe una vicepresidente taglia-nastri all’inaugurazione di qualche rassegna comunale, ma (sulla carta) sarebbe chiamato a rappresentare il governo cittadino (quale?) in Italia.
A Formisano (o chi per lui) verrebbe affidato una sorta di ruolo di ambasciatore presso l’amministrazione regionale e al governo centrale, che secondo l’organigramma di Palazzo Baronale potrebbe essere battezzato come assessorato per le Politiche sovracomunali, sempre se riuscirà l’impresa impossibile di battere un agguerrito Ciro Borriello… Vedremo.

Alfonso Ancona



Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 29 gennaio 2014