Nel centrodestra Borriello sente di non avere rivali, ma intanto la Procura indaga

È bello vedere un avvocato che sorride radioso quando annuncia che sarà lui il candidato sindaco del centrosinistra. E’ bello perché manda a gambe all’aria il luogo comune secondo il quale quando un qualsiasi nome viene proposto con largo anticipo come papabile per una candidatura quel nome è destinato senza ombra di dubbio ad essere “bruciato”.
Ma la politica creativa e distruttiva ci ha insegnato che quello che sembra scontato oggi non lo è domani. E questo lo sa pure Luigi Mennella, che fino alle 17 di lunedì della scorsa settimana era tutto sorridente nell’annunciare al popolo torrese di essere riuscito finalmente (dopo il flop di cinque anni prima) ad essere stato designato quale candidato sindaco del centrosinistra.
Ma l’ignaro Mennella non poteva sapere che il destino crudele gli stava per tirare uno dei suoi tiri più mancini: mentre nella sede del Pd di via Circunvallazione si stappavano bottiglie di spumante, dalle stanze napoletane del partito veniva lanciato un comunicato a firma del commissario provinciale Orlando, nel quale si diceva che: “Il centrosinistra sta percorrendo insieme all’Udc tutte le strade necessarie per giungere a una coalizione forte e unita, capace di esprimere un candidato sindaco unitario. Fino al compimento di questo percorso, qualsiasi fuga in avanti non può essere positiva”.
La “fuga in avanti” era stata fatta dal segretario cittadino del Pd, Vittorio Cuciniello, che, stufo dei diktat dei centristi aveva deciso di fare un giro di telefonate agl’altri alleati per convergere insieme sul nome di Luigi Mennella, anche se questo poteva significare una rottura definitiva con l’Udc, almeno questa la riflessione che facevano in quei giorni i garzoni delle salumerie del centro storico. Però, come sappiamo, questa “fuga in avanti” è durata il tempo di un brindisi. All’altolà dei vertici provinciali del Pd è seguito un fitto ragionamento dei consiglieri torresi del partito di Bersani, che avevano mal digerito il cambio di rotta e vedevano, a giusta ragione, l’intromissione di Orlando nelle faccende torresi come uno “schiaffo in faccia” a tutta la politica locale del centrosinistra. Da qui, la loro sofferta decisione di uscire dal partito del Pd, decisione, però, che, alla fine, non ha avuto l’approvazione di tutti e così, a testa china, gli sconsolati consiglieri di minoranza hanno dovuto buttare giù il boccone amaro e gridare all’unisono con l’Udc il nome dell’avvocato Gennaro Malinconico, quale candidato della coalizione.
Tornato il sereno tra i centristi e il Pd, a mettersi di traverso, ci ha provato l’Italia dei Valori, che con il suo vicecommissario, Giuseppe Speranza, fino alla fine della scorsa settimana gridava che “sono finiti i tempi dei giochetti” e che “Malinconico se lo votassero da solo. Noi abbiamo il nostro candidato (da presentare in fantomatiche conferenze stampa)”. Un bluff, anche questo, durato il tempo di qualche ora. Infatti, contro il volere di molti (e qui bisognerà capire chi si sbraccerà realmente per il candidato voluto da Nicola Donadio) il 63enne avvocato, Gennaro Malinconico, sarà il candidato di tutto il centrosinistra (mentre andiamo in stampa nulla è ancora ufficiale, ma la coalizione dovrebbe essere così composta: Udc, una lista che racchiude Sel e i Socialisti; Verdi, Idv, Pd e le civiche Nova Civitas, Insieme per la città, Torre libera e quella che fa capo a Valerio Ciavolino), anche se, lasciando basiti i pensionati che sostano instancabilmente nei pressi del bar Mennella, il diretto interessato a poche ore dalla chiusura dei termini di presentazione delle candidature affermava che “non c’è nulla di certo”.
A tutto questo, Ciro Borriello continua a dormire sonni tranquilli: il favorito di questa tornata elettorale resta lui, ora più che mai, anche se, un consigliere del Pdl e non solo lui, muovono qualche dubbio sulla solidità della giunta nel dopo votazioni (il consigliere menagramo profila uno scioglimento ed un commissariamento del Comune). Ovviamente, a turbare le coscienze dei servitori silenti del sindaco uscente sono le vicende che coinvolgono il primo cittadino e la sua amministrazione, dove ad analizzare il suo operato è stata inviata dalla Prefettura di Napoli una commissione d’accesso, senza dimenticare lo scandalo Abusivopoli dove il sindaco è accusato dalla Procura oplontina di abuso d’ufficio e soppressione di atti veri.
Mentre, a turbare le coscienze delle massaie e dei padri di famiglia della città corallina sono, invece, le ultime vicende legate al possibile crac della Deiulemar e dove non si vede all’orizzonte uno spessore politico tale da far uscire la città dall’empasse.
Alfonso Ancona
 
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 4 aprile 2012