Pagelle elettorali

Michele Sorrentino (Idv): 5. Era partito benissimo, rompendo gli indugi candidandosi a sindaco con la Dc, scelta coraggiosa che meritava di avere seguito, visto poi come è andata a finire… (207 voti).

Tommaso D’Ambrosio (Fli): 4. Ha iniziato facendo confluire la figlia nel gruppo misto di maggioranza a sostegno di Borriello, facendo, difatti, saltare quello che doveva essere il Terzo polo all’ombra del Vesuvio. Ha continuato volendosi rimettere in gioco (349 voti), dopo i fatti che lo avevano travolto nella Prima Repubblica. Ci ha provato, gli è andata male.



Rosario Rivieccio (Città nuove): 4. Ha fatto l’errore di sottovalutare le persone che ha inserito nella propria lista, o si è sopravalutato. Infatti, non si mettono candidati con la stessa forza elettorale se si vuole fare, senza problemi, il primo della lista. Comunque, 311 voti per un vicesindaco uscente sono decisamente pochi. Per ora resta a casa.

Giuseppe Girardi, Michele Germano, Ferdinando Guarino, Ciro Guida, Vincenzo Izzo, Francesco Mirabella, Giovanni Sorrentino (Pdl): 4. Come consiglieri ed assessori uscenti giocavano il ruolo di favoriti, anche se l’impresa, a qualcuno di loro, sembrava già in partenza ardua. Hanno avuto il coraggio -è da riconoscerlo- di mantenere la casacca del Pdl, anche se questo significava “massacrarsi” a vicenda. Però i torresi hanno deciso di bocciare senza remore il loro operato degli ultimi 5anni lasciandoli a casa.

Michele Polese (Pdl): 4. Per lui lo stesso discorso fatto sopra, ma, in più, gli si contesta il poco coraggio avuto nel non pretendere la candidatura a sindaco.

Antonio Ramondo (Torre domani): 3. Ha perso lo smalto di un tempo, uno come lui dovrebbe capirlo. Infatti, la figlia resta a casa.

Giovanni Palomba (Pdl): 3. A lui vanno tutte le considerazioni fatte su Michele Polese e quelle fatte agli altri illustri “bocciati” del Pdl. La pecca più grande è stata quella di pretendere dai suoi elettori (almeno è il ragionamento fatto guardando molte schede recanti il suo nome segnato nel rigo riservato ai consiglieri) di votare lui al consiglio e Malinconico sindaco. Perché, allora, non candidarsi contro Borriello?

Vittorio Cuciniello (Pd): 3. Non riesce ad imporre il suo candidato sindaco (Mennella) agli alleati. Non riesce a presentare una lista forte (7,57% è la percentuale alla quale si ferma il Pd). Non riesce a far eleggere Catello Esposito (476 voti), candidato sul quale aveva promesso di puntare tutto. Senza contare, poi, che gli unici due rappresentanti del Pd che siederanno in consiglio (Meo e Castellano) sono acquisti dell’ultima ora, senza una storia nel partito e senza una militanza nelle file della sinistra cittadina. Per il segretario cittadino del Pd (ma anche per il presidente, Velia Matarrese) urge una immediata e profondissima riflessione.

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 16 maggio 2012