Gennaro Malinconico vince al primo turno contro il chirurgo azzurro Borriello

Lunedì 7 maggio, verso le 8 di sera, ai piani bassi di Palazzo Baronale, alla notizia che Malinconico era in testa nelle votazioni su Borriello, timidamente, si incominciavano a stappare le prima bottiglie di spumante, rigorosamente italiano.

Dalla mattina dopo, quando i dati erano oramai acquisiti, gli anti-borrielliani, della prima e dell’ultima ora, hanno iniziato a godere come pazzi.



Dall’altra parte, invece, mentre si spazzava il sale gettato in maniera scaramantica (cosa che non è servita molto) sul pavimento del locale all’interno di Palazzo Pellecchia, quartier generale delle truppe cammellate borrielliane, nei giorni di passione della campagna elettorale; si ragionava a voce alta sulle cause che hanno portato alla disfatta dell’oramai ex sindaco, Ciro Borriello.

Innanzitutto si sono chiesti se davvero ci fosse bisogno di spettacolarizzare in maniera cosi esagerata l’inizio della campagna elettorale, dichiarando una schiacciante vittoria su Malinconico (“vinciamo 60 a 40, aveva annunciato Ciro Borriello). Ai torresi, che si eccitano soltanto quando si parla male della Turris, la spavalderia con la quale il sindaco-chirurgo ha imposto le sue scelte, ha fatto andare il sangue in testa a molti di loro.

Ma le scelte impopolari sono state tante. Ad iniziare dai sensi unici in via Nazionale, viale Campania e piazza Palomba; passando poi ai dossi artificiali, all’impianto per il trattamento della frazione secca di molti comuni del vesuviano, alla chiusura dei passaggi a livello, e anche alle isole ecologiche imposte in alcune zone (Torre nord), nonché il poco attivismo per salvare le sorti del Maresca e, per ultimo, il tentativo di mediare la questione Deiulemar, in un modo ritenuto troppo filo-armatoriale. I torresi su questi argomenti hanno avuto memoria lunga e si è visto.

C’e’ però un altro ragionamento, portato avanti questa volta dai portalettere che scambiano battute con i destinatari di raccomandate di avvisi di sfratto, ed è incentrato sul forte rinnovamento degli uomini al consiglio comunale. Qualche postino più impavido osa pensare che la città finalmente abbia dato un segnale di maturità, scegliendo di non credere più alle promesse della politica clientelare, per dare così credito a molti volti nuovi del panorama locale.

Ora e’ inutile ripetere che la storia del canuto Ciro Borriello fa parte di quel clientelismo politico relazionale che è crollato miseramente. Più interessante è capire le ragioni per cui un personaggio eccelso – politicamente parlando – come Valerio Ciavolino ,e, in tempi più lontani, il cordiale Alfonso Ascione, consigliere comunale uscente e consigliere provinciale in carica, siano rimasti dietro le quinte rispetto a vicende elettorali così importanti, per poi capire come vogliono relazionarsi al nuovo corso politico. Tenendo anche presente che, invece, le vicende in questione hanno visti come protagonisti neofiti di partiti nazionali e di liste civiche locali. Ma questa è un’altra storia.

In bocca al lupo e buona fortuna (e ce ne vuole tanta) al neo sindaco Gennaro Malinconico.

Alfonso Ancona
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 16 maggio 2012