Game over. Finisce allo spuntare dell’alba la scalata musicale del Vesuvio Festival che, con la notte di sabato 24 luglio, ha tagliato il traguardo della sua seconda edizione. Come previsto da locandina “Techno day – special guest Space DJZ –“ : così Suonivisioni e Fresh Food hanno salutato i music addicted che hanno animato l’area vesuviana “Fiumi di pietra” durante le tre tappe programmate. Protagonisti dell’apertura preliminare nell’aperitive zone gli “Out with it” ed i “Blackout Disco”, che hanno riscaldato l’atmosfera di una giornata inizialmente minacciata dalla pioggia, ma poi conclusasi nel migliore dei modi.
Negli anni Ottanta Juan Atkins, il padre di tale genere musicale, esordì così: “La mia musica deve suonare come se l’avesse fatta un tecnico”. E quel sabato notte, a distanza di anni, di tecnici ce ne sono stati tanti, legati ai più svariati sottogeneri dell’EDM (Electronic Dance Music): a partire dai veterani come Giuseppe Sorrentino, Angelo Pomposo, Krashnoize e Menekken, per finire con i freschi neo talenti.
“La musica techno è afflitta da un brutto handicap: quello di essere associata a rave party e feste poco convenzionali, frequentate da un ristretto numero di persone – affermano Enrik & Dony Effe, alcuni tra i giovani emergenti che hanno debuttato sul palco del Vesuvio – Questo luogo comune non le permette di diffondersi soprattutto a livello locale”. “Il problema è anche da attribuire all’alto costo dei dischi”, commenta, Romualdo Scogliamiglio, che ha fatto vibrare tutti a ritmo dei suoi vinili.
A concludere l’esibizione, i maestri della tecnologia per eccellenza: gli “Space DJZ”, grazie ai quali hanno vibrato anche i tronchi del parco vesuviano.
Il dato la techno non sia un genere convenzionale non è stato elemento di disturbo alla riuscita della serata, che ha regalato a tutti gli appassionati presenti una rara occasione di esprimere le proprie tendenze.
“Non potevo chiedere un finale migliore”: questa la dichiarazione di Giuseppe Sorrentino, che ha preso parte al festival come artista e come organizzatore, facendo diventare la sua passione per la musica un vero e proprio mestiere. “La mia scalata in tale campo è iniziata per gioco, suonando di rado in modesti locali. Oggi passo almeno otto ore della mia giornata rinchiuso nello studio a sperimentare pezzi su pezzi”.
Cosa ha rappresentato per te e per i tuo colleghi la realizzazione di questo festival?
“Sicuramente una gratificazione! Una ricompensa per la fatica di un intero staff, per il lungo lavoro di un anno in cui si sono cimentate le etichette discografiche ?Suonivisioni’ e ‘Fresh Food’, pur senza finanziamenti. Il Vesuvio Festival ha rappresentato un momento di aggregazione giovanile e di scambio culturale, essendo noi aperti a tutti i generi musicali, e soprattutto un modo per rivalutare aree spettacolari ma del tutto abbandonate come quella vesuviana. Uno spettacolo di luci riflesse nel mare sotto il chiarore pallido della luna: questo il panorama offerto dalla natura che ha accompagnato tre notti consumate nel piacevole caos di musiche risa e battimani”.
Progetti per il futuro?
“Stiamo cercando pian piano di allargare i nostri orizzonti: dopo la prima edizione composta da due serate, questa volta siamo passati già a tre. Per il prossimo anno contiamo di riuscire a portare avanti un progetto che coinvolga anche altri ambiti oltre alla musica, in un area diversa, ma pur sempre vesuviana, che riesca ad accogliere un numero ancora maggiore di persone. Speriamo di avere sovvenzioni e di coinvolgere più enti, che sono mancati questa volta: solo così si potrebbe proporre uno spettacolo di più elevata qualità, promuovendo una maggiore attività turistica locale”.

Maria Panariello