Il fenomeno cinematografico del momento

Le sperimentazioni, si sa , possono sempre rischiose, ma Oren Peli, giovane regista israeliano agli esordi, ha vinto la sfida o quasi.
Il suo “Paranormal Activity” approda nelle sale cinematografiche dopo aver stravinto ai botteghini americani e aver turbato il sonno niente meno che di Steven Spielberg, rimasto profondamente colpito dall’atmosfera inquietante che la pellicola riesce a trasmettere.
Il fenomeno dei neoregisti che con budget ridottissimi riescono a fare il “botto” e a stupire critica e pubblico ritorna, segno che un certo svecchiamento cinematografico è auspicabile e che gli spettatori apprezzano le innovazioni per lo meno quanto gli effetti speciali ottenuti con budget stratosferici o le pellicole autoriali con cast consolidati.
Paranormal Activity è giocato tutto sull’insinuarsi sottile e graduale di sensazioni di tensione, paura e , in un crescendo psicologico, di vera e propria angoscia.
Inizialmente sembra quasi  di assistere a poco più di un video, una sorta di reality in cui i protagonisti, una giovane coppia di fidanzati, in modo quasi goliardico decidono di riprendere con la propria videocamera alcune “stranezze” che si verificano in casa  nel silenzio della notte. Ma quello che da principio appare come una sequenza estenuante di fotogrammi in cui accade poco, in seguito assume una connotazione ben diversa.
A rendere il film ancora più inquietante è il fatto che il regista si è ispirato a vicende reali, a cui egli stesso e sua moglie avrebbero assistito andando ad abitare in una nuova casa a San Diego.
A parte la somiglianza con certi prodotti cinematografici già visti, quali “The Blair Witch Project”, e certe sequenze un po’ lunghette che rischiano di annoiare il pubblico, la pellicola si riscatta per originalità e per il potere coinvolgente, malgrado sia tutta giocata su un’unica location, la casa dei protagonisti (nella realtà la vera casa del regista), e sui primi piani dei due fidanzati, rigorosamente realizzati con videocamera amatoriale.
Fiutato l’affare, le majors americane già hanno deciso di farne un sequel, sperando che ciò non affievolisca lo smalto e la freschezza innovativa dell’opera prima.
 
Mariacolomba Galloro