(Seconda parte) Il tessuto sociale a Torre del Greco tra ottocento e novecento L’architetto Sbandi si era laureato presso l’Università di Napoli nel 1954. D al 1961 al 1973, divenne assistente volontario presso l’Istituto di Urbanistica della Facoltà di Architettura e successivamente all’Istituto di Urbanistica della Facoltà di Ingegneria. L’architetto pur essendo all’inizio della sua carriera, riesce a creare un rapporto qualificante tra la nuova chiesa e il quartiere, che in q uel tempo stava acquisendo una sua fisionomia urbana, progettando un complesso parrocchiale, che dialoga con il resto del territorio, divenendo segno dell’istanza divina in ogni fedele. Egli realizza una chiesa con uno spazio interno rettangolare, collocando a destra quattro cappelle più il battistero, che si evidenziano dall’esterno, formando cinque corpi sporgenti poggianti sulla sottostante sala di riunione. La copertura a due falde a capanna degrada verso le due facciate laterali, alla cui sommità, si aprono lunghi finestroni rettangolari. Dall’abside a pianta poligonale, si accede alla sacrestia e all’isolato campanile trapezoidale. L’accesso avviene dal viale Ungheria per mezzo di un ampia scalinata. Sul prospetto si evi- denziano gli sfalsamenti della copertura dove nel punto del loro incontro è posta una croce decorata in mosaico dorato. Il gioco degli sfalsamenti dei volumi sono evidenziati in facciata da un rivestimento policromo in mattonelle di cotto rosse e ocra. La disposizione generale della chiesa rende l’immagine di un’assemblea riunita per la celebrazione dei santi misteri, gerarchicamente ordinata e articolata nei diversi ministeri, in modo da favorire il regolare svolgimento dei riti. L’ambiente interno, è orientato verso il centro dell’azione liturgica ed è scandito secondo una dinamica, che partendo dall’atrio, si sviluppa nell’aula e si conclude nel «presbiterio», adeguatamente elevato, o comunque distinto, rispetto all’aula quali spazi articolati ma non separati. Il campanile costituisce un qualificante componente di riconoscibilità dell’edificio religioso per dimensioni e per struttura. L’attenta progettazione, ha assicurato all’interno della chiesa una graduale luce naturale, che assicura rilevanti effetti estetici, e giusti livelli di luminosità funzionale, sia per l’aula assembleare, che per lo spazio presbiteriale, in modo che nelle ore diurne ci sia un limitato uso di altre fonti luminose. Il 30 giugno del 1962 il progetto fu approvato per un importo complessivo di ventottomilioni e il 1 novembre del 1962 si stipulò il contratto in cui si indicava che l’impresa avrebbe consegnato dopo un anno la chiesa a rustico. Al termine della costruzione la chiesa fu consegnata all’avv. Nicola Giglio promotore dell’opera, che spontaneamente ne chiese la consegna in attesa della nomina del nuovo parroco. Subito dopo furono benedette le campane in una funzione che si celebrò nel cortile della casa rurale degli Onorato in seguita abbattuta. L’allestimento della chiesa durato alcuni anni fu realizzato con il contributo di tutti, i fedeli. Intanto il nuovo quartiere diventa per centinaia di giovani un punto di ritrovo e di appuntamenti specialmente domenicale. Siamo ormai nei primi anni ‘70 e la comunità religiosa si adegua ai quei cambiamenti sociali, che vedono in quegli anni protagonisti i giovani. La musica pop entra che per la prima volta nella chiesa dello Spirito Santo dove piccoli gruppi musicali suonano musiche moderne duranti le funzioni domenicali.
Arch. Giorgio Castiello

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 17 dicembre 2014