Pensieri liberi. E’ di alcuni giorni fa la notizia di uno sciopero indetto dall’Unione Sindacale di Base (USB) di Melfi per protestare contro l’acquisto del calciatore Cristiano Ronaldo da parte della Juventus. La ragione della protesta? E’ presto detto: i lavoratori del settore automobilistico, dipendente dalla Fiat, come la squadra di calcio, si lamentavano per la situazione di stallo della loro retribuzione, che si trascina avanti da anni. Per loro, niente aumenti di stipendio, e si investono fior di milioni di euro per l’acquisto di uno che tira quattro calci ad un pallone… Lo sciopero, dal punto di vista della partecipazione, è stato un vero flop: appena lo 0,3% dei lavoratori v’ha aderito! Si trattava chiaramente di una protesta ‘strumentale’; l’organizzazione sindacale che ha indetto la protesta ha voluto porre una ‘questione di principio’, forse cercava anche di conquistare una certa visibilità, in un momento in cui i sindacati – tutti – vivono un periodo di crisi profonda.

Non c’era, e non poteva esserci, alcun nesso tra l’ingaggio miliardario del suddetto Ronaldo e lo stipendio dei metalmeccanici. E’ vero, come abbiamo detto, la proprietà è la stessa, ma non è possibile confrontare il mondo del pallone con la fabbrica. Anch’io, però, ho fatto un po’ di conti… Il signor Ronaldo, ogni anno di contratto, guadagna una somma che equivale a “50 volte quella che mi è stata corrisposta in tutta la mia vita lavorativa!” E in tre anni, 90 milioni di euro, 180 miliardi del vecchio conio… Smetto di fare confronti, altrimenti il mio povero cervello va in tilt!
Fa un po’ rabbia, mi ‘rode’ alquanto, lo ammetto ma, parafrasando Pirandello, ‘così è se vi pare’! La ‘pressione sanguigna’ schizza ancor più verso l’alto, se si considera il momento economico attuale: la maggior parte di noi ‘comuni mortali’, ha difficoltà ad arrivare alla fine del mese con il proprio stipendio (per i pensionati, se possibile, va ancora peggio!). Fra le tasse da pagare, le bollette stratosferiche dei consumi, le spese per i figli, l’aumento costante dei prezzi, gli immancabili imprevisti, se non ci prende un “coccolone” già dobbiamo ritenerci fortunati!

Però, non posso contraddire quanto affermato nella premessa: i calciatori, i piloti di moto e di Formula Uno, i cestisti, quelli che giocano a tennis, i golfisti, molti altri sportivi, come gli attori del cinema, del teatro – questi ultimi, per la verità, in misura molto più ridotta – i cantanti più famosi, i personaggi della televisione, costituiscono un mondo a sé. I loro compensi dipendono da altri fattori (gli introiti pubblicitari, la popolarità, la capacità di attrarre spettatori e sponsor, di fare “audience” ecc.) che nulla hanno a che vedere con la realtà della ‘gente comune’.
Inoltre, non tutti quelli che fanno parte di questo “mondo dorato” godono dei privilegi ai quali mi sto riferendo; sì, percepiscono retribuzioni sempre notevoli, ma l’eccellenza è raggiunta solo da pochi, dai ‘fenomeni’! Non è casuale che ‘fenomeno’ sia proprio il soprannome di Cristiano Ronaldo, il calciatore, in questo momento, più forte del pianeta!
Certo, anche la vita dei “poveri ricchi” presenta delle difficoltà… Quali? vi starete chiedendo. Ad esempio, non è facile gestire una grande popolarità, risorse economiche praticamente senza limiti… E allora può capitare che – com’è successo di recente al ‘Dio del pallone’ – s’esca un tantino di testa, e si lasci una mancia di 20.000 euro ai camerieri di un ristorante nel quale s’è cenato! Il successo, il potere, la sensazione d’onnipotenza, possono giocare brutti scherzi…
E’ sempre stato così. Nel passato, erano i sovrani assoluti a correre il rischio di vivere in una dimensione lontana anni-luce dalla realtà. Prendo, come esempio di quanto sto sostenendo, due aneddoti che riguardano Luigi XVI e Maria Antonietta, che regnavano al di là delle Alpi nel periodo che condusse alla Rivoluzione Francese. Madame Antoinette, una mattina, si sentì infastidita dai clamori che provenivano dalla piazza. Volle conoscere la ragione di quegli schiamazzi. “Maestà” le rispose una dama di Corte. “Il popolo protesta perché ha fame, manca persino il pane!”
“Non hanno pane?” affermò, stizzita, la regina. “Ebbene, date loro delle brioches!”.
Brava, Antoinette, nulla da eccepire, ottima soluzione al problema! Luigi, il suo degno consorte, in quanto ad arguzia e a senso della realtà, aveva ben poco da invidiare alla “Reine”. Secondo fonti attendibili, mentre in tutta la Francia divampava l’incendio della Rivoluzione e a Parigi la Bastiglia era stata già messa a ferro e a fuoco, il sovrano, in tutta tranquillità, nel suo studio annotava il numero dei cervi e dei daini che aveva fatto fuori durante la battuta di caccia del mattino! Che dire: moglie e marito con le teste (quelle stesse che, di lì a pochi giorni, vennero loro mozzate dai rivoluzionari con la ghigliottina) completamente nel pallone? La risposta è scontata.



Ed è proprio al mondo del pallone che voglio ritornare. Purtroppo, anche quel contesto che concede a Ronaldo e a tanti altri – pur se a livelli inferiori – ingaggi milionari, ha il rovescio della medaglia. Non tutte le società calcistiche dispongono di risorse economiche illimitate, anzi… E’ triste apprendere che per pochi ‘spiccioli’ di euro (spiccioli, se paragonati ai compensi dei “vip” e a tutto il ‘contorno’ dell’universo-calcio), società di antica fondazione e tradizione, come il Bari e il Cesena, sono praticamente scomparse e l’Avellino, per una non chiara garanzia bancaria, è stato retrocesso di una categoria.
Il danno, ovviamente, non riguarda soltanto le squadre “cancellate” o retrocesse… Con loro, sparisce tutto un mondo fatto di tifo, di passione, di sentimenti, di “sano orgoglio campanilistico”! Nel calcio, come nella vita, sarebbe necessario un maggiore equilibrio tra “chi possiede tanto e chi non tiene niente”, una sorta di LIVELLA, come quella che proponeva il nostro grande, indimenticabile Totò!
Ernesto Pucciarelli