Pensieri Liberi. Il commento relativo ad un incontro di calcio, di norma, segue un ben preciso canovaccio. Si raccontano gli episodi salienti della partita, si prendono in esame le prestazioni dei calciatori, si valuta l’operato degli arbitri (ora c’è pure la Var!). Il commento può anche spaziare su questioni di ordine tecnico-tattico, chiamando in causa gli allenatori e le loro scelte, più o meno condivise. Infine, c’è quello che che io definisco “il contorno”: notazioni di tipo ambientale, comportamenti del pubblico, eventuali accadimenti che esulano dal campo meramente sportivo, ma meritano di essere segnalati. Quando il contorno diventa prevalente rispetto all’evento sportivo (che perde di significato, non ha più alcun valore) e assume addirittura connotazioni drammatiche, allora vuol dire, chiaramente, che c’è qualcosa che non funziona: alt, bisogna fermarsi!

Cerchiamo di procedere con ordine, perché quello che è accaduto mercoledì sera nel capoluogo lombardo, in campo e fuori dal terreno di gioco, ha veramente dell’incredibile! Il fatto più increscioso s’è registrato prima dell’incontro, nelle prossimità dello stadio. Che cosa sia realmente successo, quale sia stata la dinamica degli accadimenti è ancora al vaglio degli inquirenti. Si è parlato di una sorta di agguato ad un gruppo di tifosi partenopei da parte di un ‘commando’ di ultrà interisti.
Durante il tafferuglio, un supporter nerazzurro è stato investito da un suv ed è successivamente deceduto in ospedale. Quattro napoletani sono stati feriti, uno in maniera abbastanza grave con un coltello. Purtroppo, non è la prima volta che accadono tragedie simili, inconcepibili in assoluto, ma ancora di più se si considera che il seme della violenza ha trovato le sue radici nella partecipazione ad un evento ludico, ad una manifestazione sportiva quale “dev’essere” considerata una partita di pallone…
Sul campo, poi, è accaduto di tutto e di più! Prescindiamo dai soliti “cori” inneggianti al Vesuvio e al suo invocato ruolo di “cancellatore” dell’ intera stirpe napoletana, a quelli, ormai, non facciamo più caso… I ‘civilissimi’ tifosi (!?!) nerazzurri per l’intera durata dell’incontro, hanno manifestata la loro intolleranza razzistica nei confronti di Koulibaly, colpevole di essere, udite, udite! di “colore nero”. Il regolamento, in questi casi, è molto chiaro: in presenza di fatti come quelli sopra descritti, la partita va immediatamente sospesa. E’ una decisione che compete all’arbitro e al funzionario addetto all’ordine pubblico, ma non dipende dalla loro discrezionalità: va applicata e basta!

Però, nonostante le reiterate proteste di Ancelotti e gli appelli-radio rivolti al pubblico presente, i cori e l’atteggiamento becero nei confronti del difensore azzurro di colore sono continuati, raggiungendo l’acme quando lo stesso centrale difensivo è stato espulso per aver rivolto un applauso ironico all’arbitro (il dubbio permane: Koulibaly applaudiva il direttore di gara, o polemizzava con il pubblico che lo beccava?), che l’aveva un attimo prima ammonito per un fallo che, molto probabilmente, non andava nemmeno sanzionato con il cartellino giallo. Cartellino che, invece, avrebbe sicuramente meritato Politano, la presunta vittima dell’irruenza di Koulibaly, il quale chiedeva platealmente all’arbitro – è tassativamente vietato dal regolamento! – di ammonire il senegalese.



Ecco, l’ arbitro, un’altra delle dolenti note di questa sciagurata serata a San Siro… Per la verità, a parte gli episodi descritti (gravissimi, ci mancherebbe!), sul piano strettamente tecnico il signor Mazzoleni di Bergamo (per inciso, è ancora in territorio lombardo, come lo è Milano, la città natale del direttore di gara?) non ha sbagliato tantissimo. E’ sulla sua designazione per un incontro delicato, quale indubbiamente era Inter-Napoli, e su quello che da essa è scaturito che vogliamo soffermarci. Che Mazzoleni non fosse gradito al Napoli è risaputo (basti ricordare il suo criticatissimo arbitraggio durante la finale della Supercoppa, in Cina, avversaria la solita Juve!); però, a nostro avviso, De Laurentiis poteva evitare, pur avendo, nella sostanza, ragioni da vendere, di mettere, come suol dirsi, “le mani avanti”, contestando in conferenza stampa Mazzoleni e l’opportunità della sua designazione. Ha, probabilmente,con le sue dichiarazioni, innescato una miccia che ha contribuito ad accendere l’incendio che è divampato all’interno dello stadio e fuori di esso.
Non possiamo concludere queste nostre – per forza di cose – brevi notazioni (i fatti accaduti meriterebbero, tutti, una trattazione lunga ed articolata) senza rimarcare gli atteggiamenti inconcepibili mostrati da alcuni dei giocatori scesi in campo alla cosiddetta “Scala del calcio”. Ci riferiamo in particolare a Keita, ingiustamente non ammonito, e ad Insigne, giustamente espulso dall’arbitro. Il primo, è andato a provocare Insigne, tirandogli un orecchio; Lorenzo, a sua volta, s’è messo a rincorrerlo per mezzo campo con l’intenzione di scalciarlo. Simili comportamenti non sono accettabili neppure se si verifcano sui campetti di periferia, quando si ‘scontrano’ squadrette di dilettanti, oppure nelle classiche sfide tra scapoli e ammogliati!
Ecco, per evitare che il calcio, il “gioco più bello del mondo”, debba vedere la sua fine, è opportuno che tutti, ma proprio “tutti”, si fermino a riflettere sulla lunga sequela di assurdità verificatesi nella infausta notte di San Siro. Abbiamo dimenticato qualcosa? Beh, sì, il risultato dell’incontro! Per la cronaca, la partita è terminata con la vittoria dell’Inter per una rete a zero, ma questo – lo ribadiamo – non conta assolutamente niente!
Ernesto Pucciarelli