Pensieri liberi – In ogni sana competizione sportiva c’è una norma, non scritta, che costituisce, però, la “conditio sine qua non” perché sia rispettata e garantita la regolarità della gara medesima: tutti i concorrenti devono essere considerati ‘alla pari’, messi sullo stesso piano. Non sono consentiti favoritismi, presunti o reali, per nessuno. Negli ultimi anni, questo sacrosanto principio di equità, sempre più spesso, risulta disatteso e vilipeso. Prendiamo, ad esempio, il campionato di calcio. Una volta, la domenica, tutti in campo; alle quindici in punto, ‘palla a centro’, da Palermo a Bolzano, e noi tutti, malati di calcio, attaccati alla radiolina, pure allo stadio, per seguire in diretta quello che accadeva anche nelle altre partite.

L’interesse per il campionato nella sua interezza, oltre che dalla passione calcistica, scaturiva da un’altra, importante, motivazione: la schedina! Il sogno più o meno nascosto della quasi totalità degli italiani (“quasi totalità”, in quanto per ovvie ragioni, dobbiamo escludere le ‘giocate’ dei neonati e dei lattanti!) era quello di realizzare l’ambitissimo “Tredici”, la vincita che avrebbe potuto cambiare radicalmente la loro vita. Naturalmente, non sono tantissimi, quelli che hanno visto concretizzata questa loro utopistica aspettativa, ma quasi tutti ci sono andati, almeno una volta, veramente vicini… Non credevi ai tuoi occhi: 1,X,2,ancora X, e poi di nuovo un 2… Contavi e ricontavi… Sì, era proprio quella la sequenza vincente!

Poi, all’ultimo minuto, Martellini o Ameri ti pugnalavano! Quelli ‘un tantino avanti negli anni’ (l’eufemismo, per non pronunciare la parola ‘vecchi’!) ricorderanno sicuramente il “Clamoroso al Cibali!”, lo stadio di Catania, che fece ‘saltare’ tutti i pronostici. Gli etnei, proprio all’ultimo secondo, avevano realizzato la rete che sanciva la sconfitta, nientepopodimeno che, della Juventus, anche in quei tempi preistorici, la squadra più forte… E allora, addio sogni di gloria!
Oggi la classica schedina non la gioca più quasi nessuno, ci sono altre giocate, altre forme di scommesse… I tempi cambiano, ed è inelluttabile… Ma non è detto che i cambiamenti, le innovazioni, significhino sempre passi in avanti… Adesso, per esempio, le partite non si giocano più solo di domenica, ma anche di venerdì, sabato e, qualche volta, la giornata di campionato si protrae fino al lunedì sera. Il tutto, per venire incontro alle cosidette’ esigenze televisive’, in parole povere, gli interessi economici di tv private (a pagamento) e di sponsors. Addirittura, s’è arrivati all’assurdo, rovinandoci la sacralità del pasto domenicale con la famiglia, di far giocare una partita del campionato con inizio alle dodici e trenta, mentre il ragù ‘pullula’ sul fornello e gli gnocchi ‘fremono’ perché ansiosi di finire nella pentola che bolle e lancia in alto il suo denso vapore!



Il campionato è diventato uno spezzatino, e a me non piace… Ma la frammentazione non riguarda soltanto i giorni e gli orari delle partite. A complicare ulteriormente la situazione ci si mette anche la Nazionale. Chiariamo subito: rispondere alla ‘chiamata’ della rappresentativa calcistica nazionale, oltre a suscitare il legittimo orgoglio nei calciatori che vengono convocati, va cosiderato un dovere. Però, ritengo che bisognerebbe ‘calendalizzare’ con maggiore attenzione gli impegni della nazionale, limitarsi a quelli veramente indispensabili e significativi (vedi europei e campionati del Mondo), per non stressare calciatori che già sono troppo oberati con le proprie squadre di club.

Le interruzioni del campionato sono, spesso, deleterie. Non è raro, infatti, vedere il rendimento di una squadra mutare radicalmente proprio dopo una sosta (succede anche dopo le vacanze di Natale!), che ha evidentemente inciso negativamente sugli equilibri e sui meccanismi di gioco che essa aveva precedentemente assimilato. Senza contare il rischio concreto di infortuni che possono capitare a giocatori chiamati a scendere in campo per un’amichevole, udite, udite!, con la rappresentativa delle isole di un quasi sconosciuto arcipelago sperduto nell’Oceano Pacifico!
Ernesto Pucciarelli